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Vivere la libertà di morire

Tempo di lettura: 3 minuti

Se osserviamo le cose del mondo nel trend degli ultimi anni e proviamo a metterle una accanto all’altra, ci può prendere un giramento di testa che non sai più cosa sia il bene e cosa il male. Esempio. Tra l’interruzione di gravidanza e la guerra, quale dei due è un reato universale? Da non credere ma la risposta giusta è la numero uno. Ovvero, è meno grave bombardare un quartiere civile con vecchi, donne e bambini che decidere di abortire per motivi in libertà di giudizio della donna gravida.

La stessa cosa vale se metti accanto l’immigrazione in fuga da violenze, siccità, miseria e eutanasia. Ovvero se muori in mezzo al mediterraneo su un barcone scalcinato va bene, se vuoi morire perché non sopporti più le tue malattie o semplicemente perché non vuoi più vivere, no, è inaccettabile: la vita è un bene universale, mica è solo tua! E quella dei poveri cristi annegati senza soccorsi?

Qui nessuno esagera, purtroppo.
E’ di questi giorni la presentazione da parte del Governo alla Commissione Giustizia del Senato di una bozza per una legge che regola il fine vita che colpevolmente per la politica di destra e sinistra, manca da sempre in Italia, nonostante un richiamo forte e severo della Corte Costituzionale che con sentenza nota come “Cappato-Dj Fabo” (n. 242/2019), ha sollevato questione di incostituzionalità su quel articolo 580 del codice penale che punisce l’aiuto al suicidio in relazione a persone che si trovano in determinate condizioni, con raccomandazione al legislatore di provvedere in fretta.

Sintetizzando, la bozza messa sui binari legislativi dal Governo, alla buon’ora, non senza numerose lamentele e mal di pancia della parte più liberale della coalizione (Forza Italia), è una vergognosa schifezza, non ci sono altri termini per definirla:
– Fin dal primo articolo del disegno di legge si capisce l’aria che tira quando proclama gli scopi «La tutela della vita a partire dal concepimento» così l’iniziativa fa scopa con un bel attacco alla legge 194 che regola l’interruzione di gravidanza
– Il Servizio Sanitario Nazionale non può essere coinvolto nei trattamenti di fine vita
– la bozza prevede l’obbligo per chi chiede di accedere al fine vita di affrontare prima un percorso di cure palliative
– le domande di accesso ai trattamenti di fine vita dovranno essere rivolte a un comitato ‘etico’ nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri così composto: un giurista, un esperto di bioetica, uno specialista in anestesia e rianimazione, un medico specializzato in cure palliative, uno psichiatra, uno psicologo e un infermiere; il comitato avrà a disposizione 120 giorni per rispondere alle domande
– In caso di rigetto della domanda, il richiedente non potrà ripresentare richieste per altri quattro anni…

Giustamente, Marco Cappato – tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – commenta «Vogliono cancellare il più possibile i diritti che già esistono. Con tutti questi limiti sarà impossibile per il paziente accedere alla morte volontaria».
Eppure la Presidente della Commissione Giustizia che ha recepito la bozza governativa, la leghista Giulia Bongiorno già avvocato difensore di Salvini nel processo per sequestro di persona, osserva: «Secondo me, si tratta di una bozza di testo con un buon equilibrio».

Nel frattempo le Regioni vanno in ordine sparso nel vuoto legislativo e nel pieno ideologico del momento: la Toscana di sinistra ha recentemente eseguito un trattamento di fine vita nel rispetto medico, umano e delle indicazioni della Corte Costituzionale, mentre la Regione Piemonte di destra ha finanziato con 3 milioni di euro pubblici le attività delle associazioni antiabortiste che ormai presidiano gli ospedali dall’interno.
Intanto il Governo nazionale ha impugnato le leggi regionali di Emilia e Toscana che consentono l’applicazione dei trattamenti di fine vita.

Insomma, il presente registra passi indietro addirittura rispetto al 2009 quando Eluana Englaro morì, come si dice, per stacco della spina, dopo 17 anni di coma irreversibile a seguito di un incidente stradale, come amorevolmente stabilito dal padre Beppino Englaro, trattato dagli agitatori di destra come un padre assassino e malvagio.
Ricordo che in quella occasione l’uomo, mite nell’aspetto e profondo nei sentimenti, disse «Non si può costringere una persona a vivere in una condizione che non è più vita, ma non è nemmeno morte. E’ importante dare la possibilità di scegliere come affrontare la fine della propria esistenza. Per questo abbiamo bisogno di una legge che regolamenti il fine vita in modo chiaro, rispettoso e dignitoso della volontà delle persone».

Proposta di legge di iniziativa popolare Eutanasia Legale, promossa dall’Associazione Luca Coscioni:
https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/4100009

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