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L’uomo duplicato

Tempo di lettura: 2 minuti

José Saramago premio Nobel per la letteratura nel 1998 è uno scrittore portoghese autore di opere come “Cecità”, “Il vangelo secondo Gesù Cristo”, “La zattera di pietra” e “La vedova” che, giusto un anno fa, avevo proposto a chi mi segue.

Con la sua scrittura senza virgolette nei dialoghi, Saramago coinvolge il suo lettore in una esperienza dai toni forti e, a volte, addirittura choccanti.

In “L’uomo duplicato” la storia è surreale: Tertuliano Maximo Afonso, professore di storia alle medie, divorziato da sei anni, con una storia con Maria da Paz impiegata in banca, una madre vedova in un’altra città, un bel giorno, su consiglio di un suo collega, noleggia un film e…

…uno degli attori secondari, lo si vede in una particina, è la copia esatta del nostro Tertuliano Maximo Afonso.

Stessa voce, stesse sembianze, addirittura stessi baffetti che anche Tertuliano aveva, considerando il periodo in cui è stato girato il film.

A questo punto incominciano le manovre per riuscire a trovare il clone di se stesso e il lettore viene coinvolto in questa ricerca che ha sempre di più del surreale, con camuffamenti e appostamenti al limite del ridicolo, sino all’ incontro dei due personaggi.

A quel punto scatta una competizione tra i due, simili anche nei nei e nelle cicatrici, e succedono cose che stravolgeranno per sempre la vita dei due personaggi e delle persone che stanno loro intorno.

Il finale, già di per sé, sconvolgente ha una ulteriore coda nelle ultime due pagine che lasciano il lettore letteralmente di stucco.

Un grande libro, di un grande della letteratura mondiale.

Assolutamente da leggere.

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