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Il lavoro di giornalista? Continua a divertirmi

Tempo di lettura: 2 minuti

Alcuni anni fa con l’amico Gian Piero Cagnoni – purtroppo scomparso – decidemmo di pubblicare un  settimanale da diffondere tra i paesi della Val di Cecina, nostre residenze. Sarebbe stato un giornale stampato su carta dedicato alla politica e alle cronache locali. Ma poi tutto saltò perché i conti, tra costo della carta e distribuzione, risultavano molto elevati. L’alternativa sarebbe stata un giornale online, ma le nostre menti scarsamente tecnologiche non erano arrivate a concepirlo.

Poi era arrivato Giorgio Scroffernecher, che con la sua mente tecnologica ci aveva convinti a produrre il giornale online, cioè Il Resto delle parole, che compie 100 settimane di vita. Abbiamo subito trovato i collaboratori e in un mese il giornale è partito diffondendosi con facilità grazie alla bravura di tutti gli amici che scrivono, a partire da Giorgio.

Da vecchio giornalista non pensavo di trovare dei bravissimi colleghi in erba che scrivono meglio dei professionisti.

Il Resto delle parole mi ha salvato dalla noia che spesso e soprattutto in inverno avvolge la vita in campagna. Ha rimesso in moto la mia mente e incoraggiato a leggere di più, scartando i “gialli” troppo ripetitivi e noiosi.

Ho ricominciato a fare il giornalista nel periodo della bomba di piazza Fontana e terminato con la pensione ai primi del Duemila. Non ho mai pensato di diventare un Montanelli, né un Biagi, ma ho lavorato duramente e con molto piacere. Fare il giornalista non consiste soltanto scrivere, ma contribuire all’uscita del giornale, occupandosi della revisione degli articoli altrui, dei titoli, dell’impaginazione, saper comprendere e analizzare le notizie, avere le idee giuste e conoscere la Storia. Per me il settimanale Tempo e Il Corriere della Sera sono stati una grande scuola.

Ho percorso tutte le tappe del lavoro giornalistico: l’archivio, la segreteria di redazione, il lavoro da inviato, da corrispondente, da responsabile di un settore. Inoltre mi sono occupato dell’attività parallela, quella della formazione delle nuove leve, della presenza come membro nelle commissioni per gli esami di Stato. I migliori ricordi? Pochi colleghi, ma i migliori, e l’odore e i rumori della tipografia quando c’erano ancora le Lynotype.

Insomma, mi sono divertito e mi diverto ancora.

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