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Una meraviglia di enorme efficacia inquinante

Tempo di lettura: 3 minuti

Mi è capitato recentemente di vedere su Instagram un video pubblicato da un giovane padre che reputavo di intelligenza elevata, nel quale, a festeggiamento di una ricorrenza famigliare condivisa con un folto pubblico di amici, si liberavano nel cielo grossi palloni che a loro volta contenevano palloncini colorati e talloncini smaglianti multicolori. Il tutto nei pressi di una spiaggia sul lago densa di bagnanti. Lo spettacolo ripreso da tanti telefonini, era costituito dal palloncione che saliva, scoppiava e rilasciava verso l’alto i palloncini colorati e verso il basso i talloncini multicolore tipo quelli che si usano negli eventi canori o sportivi al momento della premiazione. Una meraviglia di enorme efficacia inquinante!

Un esempio perfetto di quanto accade nel mondo: una celebrazione della umana inconsapevolezza e nocività. Ovvero, agire senza curarsi delle conseguenze.

Vale per l’agricoltura con l’uso dei diserbanti, pesticidi e concimi chimici che sterilizzano i terreni e fanno venire i tumori agli agricoltori e consumatori. Vale per la medicina ‘moderna’ per esempio con l’abuso degli antibiotici che non sono più solo un problema di sistemi immunitari indeboliti ma addirittura di laghi e falde acquifere inquinate e antibiotico resistenti. Vale per i prodotti petroliferi che sono la base del sistema energetico mondiale che poi fanno bollire l’atmosfera del nostro pianeta. Vale per le scelte alimentari basate sugli allevamenti intensivi che sono, appunto, allevamenti di carni zeppe di farmaci, dolore e anche di virus a noi destinati per zoonosi.

Ma tornando ai bellissimi palloncini colorati (vedete sotto link a video di feste religiose e altre occasioni celebrative) si tratta di un contributo gioioso all’inquinamento del mondo a causa delle plastiche umane. I più moderni sono illuminati dall’interno come fossero lampade cinesi, lampeggianti. Uno spettacolo nel cielo della notte. Poi a terra oltre alla plastica ricade un chip elettronico e una piccola batteria al litio.

La plastica, come la conosciamo oggi, è il risultato di numerose scoperte e invenzioni avvenute tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il primo materiale plastico completamente sintetico fu la bachelite, inventata dal chimico belga Leo Baekeland nel 1907. Ma già nel 1862, l’inglese Alexander Parkes aveva presentato la “Parkesina”, considerata il primo esempio di materiale plastico, sebbene fosse di origine semisintetica. E uno si chiede: ma al signor Parkes e al signor Baekeland, non sarà mai passata per la testa la domanda “che fine farà poi la mia parkesina e la mia bachelite?” Già perché il concetto “biodegradabile” è nato molto più tardi con i primi gruppi ecologisti negli anni ’60 e ’70; circa l’applicazione pratica e diffusa dello stesso concetto… siamo ancora per strada.

La plastica nel mondo è un problema enorme, spaventoso. Pensiamo che la “Great Pacific Garbage Patch”, è una vasta area dell’oceano Pacifico in cui si accumulano enormi quantità di rifiuti plastici galleggianti, trasportati dalle correnti marine. Questa “isola” non è una terraferma, ma una zona dove la concentrazione di microplastiche e detriti è talmente elevata da formare una sorta di zuppa di plastica, che si estende per migliaia di chilometri quadrati. Fenomeni simili, anche se di minore entità, si osservano in tutti gli oceani: si tratta di vere e proprie discariche galleggianti che minacciano la vita marina e, indirettamente, anche quella umana. Tutto ciò è conseguenza diretta della cattiva gestione dei rifiuti e dell’uso massiccio di materiali plastici non biodegradabili. I detriti, scomposti dal sole e dalle onde in frammenti sempre più piccoli, vengono ingeriti da pesci, uccelli marini e grandi mammiferi come i cetacei, entrando così nella catena alimentare creando gravi rischi per l’intero ecosistema oceanico.

Pare impossibile, eppure i palloncini festanti offrono a questo disastro un contributo importante. Una ricerca della Università di Wales Swansea, nel Regno Unito, ha riscontrato che i pezzi di palloncino costituiscono l’80% dei rifiuti trovati all’interno dello stomaco delle tartarughe marine analizzate.
I palloncini sono al terzo posto tra i rifiuti più pericolosi per foche, tartarughe e uccelli marini.

Immagine dal Centro di Recupero del Salento di Plasticfree

Un lavoro prezioso di contrasto al fenomeno lo sta facendo un’organizzazione di volontariato apartitica, indipendente e senza scopo di lucro che si chiama Plasticfree. Nata nel 2019 da un’idea di Luca De Gaetano, oggi è la più concreta realtà sul territorio italiano e con una presenza in oltre 30 nazioni di tutto il mondo.
In Italia Plasticfree vanta numeri di tutto rispetto: 230 tartarughe salvate, 10.000 eventi di pulizia da plastica di luoghi naturali, 5.000 incontri nelle scuole. Circa la questione dei palloncini, i volontari hanno fatto proposte alla politica legislativa per arrivare a una norma che li vieti ed hanno già ottenuto che 122 Comuni italiani applichino già direttamente il divieto di azioni con palloncini volanti.
Forse potremmo tutti quanti dire al rispettivo Sindaco che ci piacerebbe avere un Comune Plastic Free!

Sito della Associazione Plasticfree:
https://www.plasticfreeonlus.it/

Palloncini con luci led all’interno:
https://www.facebook.com/reel/752346537793903

Festa religiosa:
https://www.facebook.com/reel/25153884114237130

Feste con palloncini e recuperi:
https://www.instagram.com/reel/DOOHNPtCN_D/

Feste e recuperi:
https://www.instagram.com/reel/DJOXvR3oYkl/

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