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Cinque secondi per un padre

Tempo di lettura: 2 minuti

Cinque secondi possono cambiare tutto e Adriano Sereni (un grande Valerio Mastrandrea) lo sa. A lui hanno cambiato la vita.
Cinque secondi è l’ultimo film di Paolo Virzì.

Avvocato affermato, socio di uno studio, Adriano lascia tutto e va a vivere da recluso, in una ex scuderia in affitto. Non vuole avere rapporti con nessuno nemmeno col postino che tiene distante al cancello e neppure con il tecnico della caldaia dal quale si fa dare le dritte per ripararla da sé. La casa è uno sfacelo e Adriano mangia direttamente dalle scatolette di cibo conservato, non si cura, non si lava, dorme vestito, insomma si punisce. Sembra espiare una colpa, forse grave. Scrive, scrive, scrive a mano e manda ogni giorno messaggi affettuosi a Matteo, che scopriremo essere il figlio.

Un giorno nella villa cadente di fronte alle scuderie compare un gruppo di ragazzi, sono guidati da Matilde, nipote dell’ex proprietario, il conte Guelfi. I ragazzi vogliono ripristinare una vigna abbandonata e riprendere la produzione di vino.

Adriano è infastidito dalla loro presenza, è scorbutico, di fronte a tanta vitalità. Lui ha scelto la solitudine più dura, l’isolamento, cosa vogliono questi nuovi hippy? L’avvocato si sbaglia, i ragazzi sono qualificati ed esperti e hanno un progetto sociale. Pian piano i ragazzi lo coinvolgono e Adriano passa dal fastidio per la loro presenza a una tiepida simpatia.

Inutile dire che si troverà persino a difenderli di fronte all’autorità giudiziaria che li accusa di occupare un bene sotto sequestro e che andrà all’asta.

Quando scopre che Matilde è incinta se ne preoccupa (chi è il padre? Chi si prenderà cura del bambino?), mentre non si preoccupa di un processo che lo riguarda in cui è accusato dalla ex moglie di una colpa grave. Non pare intenzionato a difendersi e lo dice anche alla sua socia di studio e amica (Valeria Bruni Tedeschi) venuta a trovarlo per accompagnarlo in tribunale.

La preoccupazione per la ragazza incinta riesce a penetrare la gabbia dei sensi di colpa di Adriano. L’uomo si sente l’unico responsabile di un dramma famigliare, destinato a una vita senza speranza. Ma l’attenzione per Matilde diventa una ragione che lo riavvicina alla vita e lo induce a ripensare al ruolo di padre proprio quando la ragazza afferma “tanto i padri non servono”.

Un altro elemento che scardina il muro granitico della colpa di Adriano è la scoperta di un segreto che la sua socia di studio gli ha nascosto per non preoccuparlo.

È particolarmente bravo Mastrandrea a passare da scorbutico attraverso varie sfumature di stati d’animo a empatico, interessante è anche il suo uso della parola: dal silenzio iniziale rotto solo da borbottii e grugniti, alle parole attente rivolte ai giovani vicini fino a quelle pesanti e definitive pronunciate in tribunale.

Senza anticipare troppo, ci sarà una rivelazione finale che permetterà di comprendere il titolo del film.
Virzì affronta temi esistenziali allo stesso tempo con intensità, leggerezza e rispetto, evitando un film a tesi.

Traile ufficiale del film:
https://www.youtube.com/watch?v=FLQJJMyCnEo

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