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Il Teatro tra le sbarre e il valore del riscatto

Tempo di lettura: 2 minuti

Nel film Grazie ragazzi Antonio (Antonio Albanese) è un attore che si mantiene doppiando film porno. Cerca sempre la sua occasione per cambiare, quando un amico e collega, Michele (Fabrizio Bentivoglio,) gli offre un lavoro particolare: diventare insegnante di un laboratorio teatrale all’interno del carcere di Velletri.

Titubante, Antonio scopre del talento nell’arrangiata compagnia di detenuti. Pian piano ritrova la passione e la voglia di fare teatro. Riesce addirittura a convincere la direttrice del carcere, Laura (Sonia Bergamasco), a mettere in scena Aspettando Godot su un vero palcoscenico teatrale al di fuori dell’istituto penitenziario. Anche i detenuti, dopo un’iniziale diffidenza e l’idea di riempiere la giornata (“mejo dello yoga che è roba da froci”) scoprono il piacere liberatorio dell’arte e di dare un senso al tempo della loro attesa. Man mano che il laboratorio prosegue i detenuti diventano attori.

E lo stesso Antonio Albanese ha sperimentato la capacità salvifica del teatro: “Fino ai ventidue, ventitré anni non pensavo a recitare, ci sono arrivato per caso e ho vissuto sulla pelle l’incontro con la verità del teatro, scoprendo con meraviglia che contribuiva a educarmi”. Gli fa eco il regista Riccardo Milani.” Questo è un film sul potere consolatorio dell’arte e il valore del riscatto. Senza dimenticare la Giustizia. Penso che portare la cultura nei penitenziari possa dare a persone che non la conoscono delle possibilità. Il tema del recupero è importantissimo, si deve intervenire sull’umanità carceraria e sul disagio sociale che c’è a monte, ma sono anche convinto che la certezza della pena sia una necessità. Soffro a vedere le impunità”.

Grazie ragazzi è il remake del film francese Un triomphe (2020) di Emmanuel Courcol. Il regista a sua volta si era rifatto al documentario Les Prisonniers de Beckett (2005) di Michka Saäl, in cui si raccontava l’esperienza dell’attore svedese Jan Jönson che a metà degli Anni ’80 aveva messo in scena Aspettando Godot di Samuel Beckett con una compagnia di cinque detenuti in un carcere di massima sicurezza. Anche lo stesso Samuel Beckett, informato dello spettacolo, ha seguito con interesse le vicende del gruppo di insoliti attori.

Sempre alla fine degli Anni ’80 nasce in Italia la Compagnia della Fortezza nella casa di reclusione di Volterra con la direzione di Armando Punzo e la cura di Carte lanche. La Compagnia produce in media uno spettacolo all’anno e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

Tornando a Grazie ragazzi il carcere non è al centro della narrazione, non vediamo davvero la vita nelle celle; è, semmai, una cornice per raccontare le vicende dei cinque detenuti. Tra loro Aziz, nato a Tripoli e arrivato su un gommone in braccio alla madre e che, dopo l’ennesimo insulto razzista, ha reagito con una coltellata; oppure Diego, boss che incute timore e che si impone nella compagnia cacciando un altro detenuto, il cui punto debole è di non vedere il figlio piccolo. Ciascun carcerato se ne sta nella propria cella, ma le parole di Beckett mostrano loro cosa hanno in comune, danno un senso alla loro vita.

Senza anticipare troppo, c‘è da sottolineare che rispetto al film francese e al documentario originale, Grazie ragazzi ha un finale diverso.

Foto: Spettacolo nel carcere di Volterra: “P.P.Pasolini” – foto Stefano Vaja per
www.compagniadellafortezza.org

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