Skip links

C’era una volta

Tempo di lettura: 3 minuti

C’era una volta un cacciatore.
No, aspetta.
Era un brigante.
No.
Era un sognatore.
Forse un marinaio.
Ho delle difficoltà a mettere a fuoco le sue peculiarità.
Sono tante.
È difficile.
Era un uomo, questo è certo.
Proverò così:

C’era una volta un cacciatore.
Un cacciatore di bestie e di idee.
Amava aspettare le sue prede venire dal cielo.
Amava il suo cane, come se la terra glielo avesse dato in dono, pur sembrando di un altro mondo.
Era una questione di onore e lealtà, ogni giorno del loro conviversi.
Di rispetto.

C’era una volta un cacciatore.
Un cacciatore di bestie e di idee.
Amava la coerenza, lo scambio onesto, puro.
Si arrabbiava per gli sforzi donati un po’ al vento, e dispersi in lontananza.
Senza un ritorno, un nuovo passaggio.
L’ attesa eterna di un colombo.

C’era una volta, un cacciatore di parole.
Parole, nei boschi, dalla terra… per sparare, appunto, con le parole.
Colpirti.
Nel bene e nel male.
Ma quelle parole, erano l’essenza.
E suonavano come richiami.
Perché parlavano di sogni.

Ecco,
ora,
immaginatevi la notte stellata di Van Gogh.
È Giugno.
Immerso in quel blu, quest’ uomo così complesso, passeggiava tornando verso casa.
Una casa senza un dove e senza un tempo.
Un luogo sicuro, ma senza troppe pretese.

Ad un tratto, lui, si fermò.
Si accorse di esser circondato dalle lucciole.
Una via lattea che galleggiava ad altezza uomo.
Una sagra silenziosa.
Un circo della natura.
Gli parve quasi lo ipnotizzassero.
Ma non se ne fece un cruccio, anzi.
Si mise comodamente a sedere su un muretto.
Si sentiva già a casa cullato da quel bagliore inaspettato… gli passò la fretta.

Fu così, che vide lei.

Lei chi?
Difficile da dire.
Poteva essere
una gatta.
O forse, solo una lucciola.
Magari entrambe, come fusi in una chimera scintillante da fiaba.
Una scia luminosa.
Di certo, era una donna.
O forse, fu solo tutto frutto della sua immaginazione.
Ma era bello quel che si dissero.

C’era una volta una chimera, viveva nel bosco.
Lei dava luce al buio e dal buio solo sapeva nascere.
Gli occhi di un gatto, luminosi come fuochi.
Amava mescolarsi alle lucciole.
Ogni solstizio d’estate.
In silenzio, ad osservare, a sentire la brezza nei campi.
I rumori diversi, l’ aria diversa.
Il bosco fitto ha odore di funghi, foglie umide, terra.
Giugno nei campi, ha un altro sapore.
Sa di sole, anche di notte.
È verde dorato, ma non arso … il sole di agosto è ancora lontano.
E se c’è la luna, è un teatro di emozioni.

C’era una volta una chimera.
Mezza donna, mezza luna.
Con tutte le fasi annesse e connesse.
Lunari e non.
Nuotava nel cielo stellato, come una sirena nuota nel mare.
Uno spicchio di luna come coda.
Una testa piena di stelle e domande.
Durante il solstizio, lasciava la sua coda in cielo e vagava nel grano già alto, non svelando mai del tutto come fosse il suo aspetto.
Ma sembrava un’odalisca quando si mescolava all’ondeggiare del grano cullato dal vento.
La sua schiena e le sue braccia affusolate, erano tutt’uno con il mondo intorno.
Toccare terra, che cosa meravigliosa.
Ballare al buio circondati dalle lucciole, luce innocua… in cielo, le stelle, bruciano come meduse.

C’era una volta una chimera, un essere prudente e timoroso, ma anche incredibilmente audace e sinuoso.
Come un gatto rubava carezze, senza mai mostrare la pancia, la sua debolezza.
Quella sera d’inizio estate, si lasciò carezzare mentre i bagliori delicati delle lucciole gli indicavano una via sicura da condividere con il mondo.

Così quella notte, quei due individui così complessi e variopinti, si misero a parlare.
O forse fu solo un flusso di sguardi.
Come se ingannassero un’attesa, con parole semplici e piene di luce.
Non si percepirono lontani, né così diversi.

Quando lei lo vide, non provò paura o dubbio.
Sembrava camminasse sospesa.
Come se fluttuasse nel grano, mai si sentì il rumore di un suo passo.
La sua bocca non riusciva a controllare i sorrisi… così la sfiorava con le dita, per capire cosa le sue labbra stessero improvvisando sul suo viso.

Quando lui la vide, il cuore cambiò il ritmo del suo battito.
Le sue mani diventarono improvvisamente caldissime e non poté opporsi al guardarla.
Per un attimo, ebbe l’impressione che ad ogni passo di lei, le lucciole si trasformassero in girasoli e che il sole risplendesse all’improvviso in piena notte.

Così, decise di andarle incontro.
Si tolse le scarpe e i suoi piedi nudi sentirono ad ogni passo, il calore che la terra era in grado di emanare ancora, nonostante fosse sopraggiunta la notte.
Il silenzio diventò assordante.

Una folata di vento, spinse le lucciole in volo poco sopra le loro teste, e i loro visi parvero come illuminati dalla luce di una lanterna.
Si guardarono a lungo negli occhi.
I loro profumi si mescolarono.
Si sorpresero vicinissimi.
Le lucciole scesero sui loro corpi e avvolgendoli, li invitarono ad abbracciarsi per confondersi l’uno con l’altra, nella luce pulsante dello sciame ormai abbagliante.

E lui disse:
“Mi sei mancata pur non conoscendoti”
E lei:
“Perché ti ho donato la mia assenza”

Così, quella notte, iniziò l’estate.

Copertina: Illustrazione di Federica Giomi

Explore
Drag