Felicità: spia gialla
La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza”
diceva il grande Totò in una celebre intervista con Oriana Fallaci.
Dio, quanta verità.
Per questo ,quando la si prova, ci accompagna sempre una sorta di sensazione stuporosa e inebriante.
Sono i piccoli attimi in cui si dimentica tutto il resto, sono squarci di sole nonostante piova o tiri vento ovunque.
Assuefarsi alla felicità provandola per lunghi momenti, sarebbe privarla della sua componente adrenalinica e sorprendente.
E invece, lei è lì, goffamente nascosta dietro un angolino della nostra quotidianità, vestita di cose umili ingiustamente date per scontate.
La percepiamo inarrivabile, effimera, dosata sempre in malo modo.
Eppure, questo finisce per essere il segreto del suo grande successo.
La si ritrova in un bel rossetto color ciliegia, sfoggiato senza un motivo o una particolare occasione.
Per baciare una giornata lasciando sulla sua guancia un marchio rosso che festeggi la vita.
La si sente vacillare in un auto che non parte al mattino, mentre le peggio imprecazioni ci risalgono dallo stomaco per essere vomitate con rabbia… Ma in realtà la rottura di un equilibrio imposto e inesorabile crea una crepa da cui può fuoriuscire una luce altrimenti non libera di palesarsi.
La felicità, è un atto di ribaltamento.
È vedere ciò che c’ è e non ciò che manca.
Percepire di non essere soli.
Fare caso ad un sapore.
Imparare a non aver paura.
Vedere oltre.
Potremmo ritrovarci tutti per un buon motivo sul celebre ponte di Calignaia, a urlare vista mare tutto il nostro sdegno e la nostra frustrazione per poi compiere il grande salto e arrenderci in modo teatrale e definitivo.
Ognuno con dei buoni motivi, con argomentazioni anche di un certo peso.
Eppure, in un ipotetico presalto fatto di ascolto e fugace autoanalisi, vedremmo sempre il nostro vicino di fila come un buon esempio per rimanere ancora un altro po’ in bilico, prendendo tempo per valutare, relativizzando.
E questi, son tempi duri per relativizzare.
Perché ci sentiamo schiacciati da una proiezione tutta egoica di sofferenza, precarietà e plausibile sconfitta.
La felicità non va cercata e badate bene, la felicità altrui non va invidiata.
Anzi. Va rispettata, perché esiste e va ammirata in silenzio.
È luce.
Ecco, appunto, un bagliore…
Tipo quello dell’ ennesima spia della suddetta macchina, appena uscita dall’ officina e riparata per un guasto all’ accensione.
Avevo appena congedato scherzosamente i ragazzi dell’ elettrauto dicendo: “beh, non so perché ma credo ci rivedremo presto, questa macchina è maledetta!!”
Risate.
Accendo il quadro (era parcheggiata un po’ lontano dall’ uscita dell’ elettrauto) e si accende una nuova spia…
Dice: luce posizione bruciata
Scendo, controllo che dica il vero e dò un pugno deciso al fanalino, per vedere se un contatto lo rendesse malfunzionante.
Non cede alla tortura.
Rimane spento.
Torna nell’abitacolo e guardo la spia.
Ella, in fondo è la più buona del regno delle spie.
È una misera luce.
Ha un bel colore, è gialla.
Niente di grave.
Dico ai bimbi seduti dietro:
“oh, ma lo sapete che questa macchina in fondo, mi sta simpatica!”.
Ridono.
Rido.
Ma rido.
E nulla.
Era felicità.
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