Sogni e incubi a occhi aperti
Quando la notte soffro di insonnia, vado a stendermi davanti alla televisione i cui programmi, spesso molto scadenti, mi riconciliano, male, col sonno.
Ricorro allo zapping sperando di trovare un prodotto della BBC, dal titolo italiano Chi cerca trova. Si tratta di una trasmissione a puntate molto ben fatta che accompagna un autentico antiquario Drew Pritchard, di Conwy nel Galles, che percorre in lungo e in largo tutta la Gran Bretagna alla ricerca di mobili antichi, di oggetti vari del passato, di statue, dipinti, che poi restaura e rivende.
Nei suoi viaggi con un furgone e in compagnia del suo aiutante, attraversa i bellissimi paesaggi della campagna inglese, visita antichi castelli e grandi ville i cui abitanti eredi della antica nobiltà, vogliono sbarazzarsi del mobilio inutilizzato che riempie in abbondanza le cantine; partecipa alle aste e compra anche nei negozi dei suoi colleghi.
In questo modo mi addormento serenamente.
Invece alcune sere fa mi ha tenuto sveglio la replica settimanale di Passato e Presente, trasmessa settimanalmente da Rai Storia e condotta molto bene dal giornalista e storico Paolo Mieli.
Il tema riguardava la vita di Luigi Settembrini (Napoli 1809 – 1898) l’intellettuale del Risorgimento perseguitato dai Borboni per le sue idee e gli scritti liberali.
Arrestato varie volte, nel 1851 venne condannato all’ergastolo e relegato nel carcere duro dell’isola di Santo Stefano, uno scoglio a un miglio da Ventotene. Per la cronaca, nello stesso posto quasi un secolo dopo venne relegato dai fascisti Sandro Pertini.
A quei tempi il mondo politico britannico era molto attento al Risorgimento italiano, soprattutto ai metodi punitivi delle prigioni borboniche. Il politico William Gladstone – divenuto più tardi per quattro volte primo ministro – in un viaggio a Napoli poté assistere ad un processo farsa contro alcuni prigionieri politici, tra i quali Carlo Poerio, e visitare una prigione dove incontrò il detenuto Settembrini.
Il pessimo trattamento dei prigionieri lo colpì a tal punto che, rientrato a Londra, oltre a protestare con l’ambasciatore del Regno delle due Sicilie, inviò una lunga lettera ai giornali britannici nella quale definiva le carceri borboniche una “negazione di Dio”. Raccontò che i prigionieri venivano condotti ai processi trascinati con una catena applicata alle loro caviglie e ai polsi.
Ad ascoltare quella storia raccontata alla Tv, la sonnolenza mi passò di colpo: mi venne subito l’immagine di Ilaria Salis, trascinata in un tribunale di Budapest con lo stesso sistema della Napoli borbonica.
Questo avviene quasi due secoli dopo in una nazione dell’Unione Europea tra l’indifferenza del governo italiano e della Commissione europea. Il mondo dunque non è cambiato, anzi è peggiorato.
Finisco il racconto su Settembrini. A seguito delle rimostranze del governo e dell’opinione pubblica britannica, il rigore delle carceri borboniche fu attenuato e 67 condannati politici, tra cui Settembrini vennero mandati in esilio negli Stati Uniti nel 1859.
Tra l’equipaggio della nave che li trasportava c’era anche il figlio di Settembrini, imbarcatosi con un nome falso, e altri suoi compagni. Durante la navigazione, superato lo stretto di Gibilterra, il giovane convinse il capitano a far rotta verso la Gran Bretagna, dove vennero accolti con grande partecipazione dagli inglesi.
Settembrini tornò a Napoli nel 1860 dopo che Garibaldi, con la spedizione dei Mille aveva cacciato i Borboni.
Lo scrittore napoletano venne chiamato a insegnare nell’Università di cui più tardi diventò rettore.