Vita in vendita
Un’altra giornata di vento pazzesco che impedisce di uscire in barca e che ha spinto tutto il gruppo che si è creato ad andare in paese a fare compere; io, come al solito restio a queste botte di consumismo pseudo esotico, sono nel dehors della mia stanza a guardare i giochi di luci e ombre che il ficus secolare fa sul tavolino e sul pavimento di mattonelle in cotto. Il libro appena finito di Yukio Mishima “Vita in vendita”, partecipa, inconsapevole, a questo caleidoscopio luminoso.
Tutto è silenzioso a parte la voce del vento che si fa sentire tra i rami delle piante del patio e anche la mia mente è quieta, come in meditazione, senza pensieri né aspettative.
Di Yukio Mishima, considerato uno dei più grandi scrittori giapponesi del ventesimo secolo, avevo già letto “Il tempio d’ oro” e mi ero fatto l’idea di un abilissimo autore ma con dentro di sé un senso di morte che mi aveva stupito fino a quando non ho letto la sua biografia: all’età di quarantacinque anni si è suicidato facendo seppuku, una forma di morte autoinflitta tipica dei samurai, dopo un tentativo di golpe fallito. In “Vita in vendita”, scritto due anni prima della sua fine, la morte è il tema principale di tutto il libro.
La storia
Hanio, un giovane pubblicitario, schifato della vita, decide di suicidarsi; il tentativo fallisce e quindi il nostro eroe decide, con un annuncio, di mettersi in vendita per soldi. Inizia una odissea in cui, ad ogni “vendita”, il risultato non è la sua morte ma, anzi, in poco tempo, il guadagno di una cifra considerevole.
Il romanzo, uscito a puntate sull’equivalente di un “Playboy” giapponese, è un misto di spy story, pulp, erotismo ed avventura, a tratti anche umoristico che porta il lettore attraverso delle vicende paradossali ad un finale del tutto inatteso.
Da leggere per chi ama la buona letteratura e non si spaventa se il tema è la morte.