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Rabbia e bullismo nella caotica Atene

Tempo di lettura: 2 minuti

Arriva l’estate e in libreria arriva un nuovo giallo di Petros Markaris con protagonista il commissario Kostas Charitos affiancato da qualche tempo da Antigone Ferleki.

L’ultima avventura, La violenza dei vinti, ha al centro il fenomeno del bullismo non più confinato a scuole e caserme ma divenuto fenomeno che infetta l’intera società. Anche l’attentatore di Donald Trump pare fosse stato bullizzato a lungo.

L’autore in una intervista dice di essere colpito dal bullismo e dal declino degli studi umanistici, inoltre afferma che: «Se qualcosa nella società o in politica mi fa saltare i nervi, creo una storia per ritrovare la pace». Ebbene il bullismo e la svalorizzazione degli studi umanistici hanno fatto saltare i nervi a Markaris.

La morte del professore
Il libro comincia con la morte di un odiato professore universitario di economia, Themistoklìs Rodakis. La sua uccisione, in concomitanza di una vivace protesta studentesca, avviene nel suo studio. Le ricerche si dirigono verso gli studenti della vittima (da lui maltrattati) e le persone a lui più vicine altrettanto vessate.

Una rivendicazione parla di una politica che spinge i giovani verso le facoltà economiche e tecniche penalizzando le facoltà umanistiche, ovvero quel sapere cuore della cultura greca, utile alla formazione di una coscienza personale e sociale e indispensabile per mantenere la democrazia.

Improvvisamente ecco una nuova vittima: si tratta di Stéfanos Rokkos, un funzionario del Ministero dell’istruzione incaricato di rivedere i programmi dei licei in funzione del nuovo orientamento che, appunto, privilegia l’ambito economico-tecnologico. Il funzionario, si scopre, non condivideva questo nuovo indirizzo, ma forse chi lo ha ucciso non lo sapeva. C’è anche un fallito attentato a un dirigente di una multinazionale.

Il plot si complica ulteriormente con l’uccisione di tre studenti impegnati la sera a lavorare come camerieri in un locale e amanti degli studi umanistici.
Charitos e Ferleki battono numerose piste prima di giungere a individuare i killer e i legami tra i vari delitti. Un gran lavoro interferito dalle pressioni dei politici e dei superiori.

Sullo sfondo la caotica Atene dove sfuggire agli ingorghi del traffico è sempre difficile, una città che, come l’intera Grecia, dalla crisi finanziaria del 2009 e dal programma lacrime e sangue per uscirne, aspetta sempre salvifici investimenti stranieri e cerca di attirarli. Per questo l’intera politica declina tutto in termini finanziari.

Appiattire l’azione di governo sul sistema finanziario ha un po’ significato vendere l’anima della Grecia come ricorda una ex amante del docente ucciso che si occupa di storia dell’arte. E che ne sarà della filosofia e delle lettere?

Nella mente di Charitos e della sua squadra si affacciano mille domande. Nel frattempo, come sempre nei libri di Markaris, ritroviamo il comandante della polizia dell’Attica impegnato in cene con l’amato nipotino, la figlia e il genero, lo seguiamo nell’inaugurazione di un nuovo centro per senzatetto gestito dall’amico comunista integerrimo Zisis.

Le cene, i trasferimenti sulla vecchia Seat servono anche a sgombrare la mente e a vedere le cose da un altro punto di vista: le vittime e i carnefici sono più vicini di quanto si pensi, la società è profondamente cambiata, è ultra-competitiva e genera violenza, mancano i valori di riferimento relegati ai margini dal primato della finanza. In questo quadro i più deboli rischiano di pagare un conto salato.

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