Mussolini come Trump, ma colpito al naso
Gli scherzi della Storia. Anche Mussolini subì un attentato simile a quello di Trump, ma il proiettile invece dell’orecchio gli lambì il naso. A sparargli fu Violet Gibson, figlia di un politico irlandese, nominato Lord Cancelliere d’Irlanda a fine ‘800 quando tutta l’isola apparteneva alla Gran Bretagna.
Era il 7 aprile del 1926: il capo del governo – non ancora duce – era appena uscito dal Campidoglio, dove si era tenuto un convegno internazionale di medicina, quando la donna gli si avvicinò e sparò un colpo, uno solo perché l’arma si era inceppata. La Gibson non venne processata perché risultò malata di mente: fu spedita a Londra dove venne rinchiusa in manicomio. Per un po’ di giorni la sua “vittima” andò in giro con un grosso cerotto sul naso.
L’ ottobre dello stesso anno a Bologna Mussolini subì un altro attentato mentre si trovava su un’auto scoperta, ma non venne colpito. Gli sparò Anteo Zamboni un sedicenne proveniente da una famiglia di anarchici che venne subito bloccato da un ufficiale del servizio d’ordine, Carlo Alberto Pasolini, padre di Pier Paolo, il poeta e regista. Il ragazzo venne ucciso sul posto a bastonate da un gruppo di squadristi.
Se aggiungiamo agli attentati al duce quelli molto più pericolosi e programmati dai quali scampò Hitler per ben tre volte, un paio di quelli falliti in Spagna contro Franco, si potrebbe ipotizzare che il destino sia stato molto clemente verso i dittatori di quel periodo.
L’assassinio di Lincoln. Invece negli Stati Uniti il destino fu inflessibile nella serie di attentati mortali contro tre presidenti e uno che si preparava a diventarlo: la prima vittima fu Abraham Lincoln assassinato il 14 aprile del 1865 mentre assisteva a uno spettacolo teatrale, da John Wilkes Booth, un noto attore. La guerra di secessione si era conclusa da poco.
La seconda vittima fu William McKinley, al secondo mandato: il 6 settembre del 1901 l’attentatore, un anarchico di origine polacca, gli sparò alcuni colpi di pistola ferendolo gravemente. Morì una settimana dopo.
Durante un comizio il presidente Theodore Roosevelt nell’ ottobre 1912 fu ferito da un proiettile. Mantenendo la calma, si rivolse al pubblico dicendo: «Non so se avete capito che mi hanno appena sparato. Sarò quindi costretto ad essere breve». Poi mostrò le 50 pagine del suo discorso, tutte bucate dal proiettile e concluse: «Queste mi hanno salvato».
Nel 1950 anche il presidente Harry Truman fu oggetto di un attentato compiuto da due portoricani, ma non venne colpito.
Poi si arriva a John F. Kennedy assassinato a Dallas il 22 novembre del 1963. Il presunto attentatore, Lee Harvey Oswald, fu subito catturato, ma mentre veniva scortato all’interno della centrale di polizia, per l’interrogatorio, fu ucciso da un colpo di pistola sparato da Jack Ruby, che dichiarò di aver voluto vendicare la morte di Kennedy. Non venne mai spiegato perché Ruby, un piccolo gangster, quel giorno poteva girare liberamente per gli uffici della polizia.
Cinque anni dopo toccò al fratello di John, Bob Kennedy, candidato alla presidenza, ucciso in California nel ’68, il giorno dopo aver vinto alle primarie presidenziali. Le commissioni d’inchiesta sui due attentati vennero chiuse in fretta senza aver raggiunto dei risultati.
Il 30 marzo del 1981, uno squilibrato sparò sette colpi di pistola contro il presidente Ronald Reagan che nonostante le gravi ferite, guarì.
Questa lunga scia di sangue che ha segnato la storia americana, si aggiunge alle stragi periodiche compiute da semplici cittadini per strada, nelle scuole, nelle università, nei supermercati. È un luogo comune affermare che negli States sia rimasta la mentalità da Far West, ma è una realtà che sui 330milioni di abitanti circolano 450 milioni di armi, in vendita libera nei negozi: dalle pistole ai modernissimi fucili d’assalto AR 15, i più usati da coloro che compiono le stragi.
Per i cittadini americani il possesso delle armi è un diritto costituzionale sancito dal 14° emendamento e confermato nel 2008 dalla Corte suprema dopo tentativi di sopprimerlo compiuti da una minoranza di parlamentari.
La National Rifle Association of America (NRA) è un’organizzazione potentissima che si adopera per il libero possesso di armi negli Stati Uniti d’America. È una lobby finanziata dall’industria bellica, che ha molto peso nel mondo politico del Paese.
Noi europei non abbiamo molto da sentenziare su quanto accade in America. A parte le guerre e le stragi che hanno macchiato il nostro continente per secoli, e continuano a farlo, La Storia più recente è costellata di attentati contro personalità dello Stato.
L’uccisione di Re Umberto. Il più noto episodio per noi italiani è l’attentato a Umberto Primo compiuto a Monza il 29 luglio del 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci che dall’America, dov’era emigrato, rientrò in Italia con l’intenzione di vendicare l’assassinio di un centinaio di milanesi, compresi donne e bambini, ordinato due anni prima dal generale Bava Beccaris, poi elogiato e premiato dal Re.
Invece un inutile e incomprensibile attentato fu compiuto a Ginevra da Luigi Lucheni, un povero manovale, che nel 1898 uccise Sissi, l’imperatrice Elisabetta d’Austria. Quando la polizia gli chiese se aveva dei complici rispose: «Sono io il mio complice!»
Ancora un altro italiano, Luigi Caserio, assassinò nel 1894 a Lione il presidente francese Francois Carnot per vendicare l’eccidio dell’anno prima di 10 italiani che lavoravano nelle saline della Camargue, nei pressi di Aigues Mortes. Vennero linciati da altri lavoratori francesi, mentre i gendarmi restavano a guardare.
L’elenco è quasi infinito. Se ci fermiamo ai giorni nostri, a parte la guerra in Ucraina, potremmo ricordare le stragi neofasciste in Italia; gli assassinii compiuti dalle Brigate Rosse; quelli della Rote armèe fraktion in Germania; infine le stragi compiute dai fanatici musulmani, in Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Belgio.
Mi chiedo che cosa abbia mai fatto l’Unione Europea nei suoi decenni di esistenza per arginare la scia di sangue che ha segnato la sua breve storia. Anche adesso i neoeletti continuano a fare i loro giochetti di potere, unica loro preoccupazione.