Metempsicosi al Luna park
Vostro onore, insomma… vostra grandezza… ma anche vostra splenditudine… non so come rivolgermi a voi senza cadere in equivoci…”
“RIVOLGITI A ME COME PREFERISCI, SONO PIÙ UMILE DI QUEL CHE CREDI”
“Ah bene, mi fa piacere… vostra metempsicosi… mi scuso eh, ma la parola metempsicosi mi ha sempre affascinato…”
Disse un po’ intimidito .
Poi, per un attimo, abbassò lo sguardo.
Si rese conto di essere giunto lì a piedi nudi.
Strano.
Eppure le scarpe quella sera, le indossava.
Poi scosse la testa.
E continuò:
“Insomma, vostra preziosa metempsicosi, come si risolve il problema dei sentimenti?
Come si decifrano?
Come caspita si disinnescano?
Io qui ci sono venuto a testa alta, e non me ne vado senza una risposta!” disse spavaldo seppur con le mani vistosamente tremanti.
“TU ESIGI RISPOSTE CHE SONO COME LA TUA BOCCA, O COME LE TUE MANI?
LA TUA VOCE È DECISA, MA IL TUO CORPO COMBATTE E TREMA.
IL TUO CORPO HA PAURA DELLA RISPOSTA.
E SAI PERCHÉ?
PERCHÉ NEL TUO CORPO, È CUSTODITO COME IN UNO SCRIGNO, IL CUORE.
IL CORPO, HA PAURA DEL DOLORE.
LA VOCE INVECE, SALE DALLO STOMACO.
E LO STOMACO, È UN TRITATUTTO.
LA TUA VOCE, STA ESORTANDO IL CORPO A REAGIRE.
SICURO DI VOLER SAPERE LA RISPOSTA?”.
A quel punto e vista la rarità dell’occasione, il silenzio non fece in tempo a palesarsi, che a voce sicura, mani sui fianchi e petto in fuori, lui, esclamò un “sì” di rara e abbagliante bellezza.
Quasi cinematografico.
E il grande signore dei bottoni, diventando incredibilmente luminoso in quella notte assurda, fece il gesto più inaspettato di tutti…
Lo schiaffeggiò, ripetutamente.
E tutto diventava sempre più luminoso.
Sentiva fastidio.
Quegli schiaffi.
E stava ad occhi chiusi, a prenderseli.
Basta.
Basta.
E aprì gli occhi, di colpo.
Si ritrovò stesa in terra.
Gambe alzate.
Senza scarpe.
Gente intorno.
Parecchia gente intorno.
E si ricordò.
In un uscita serale improvvisata con le amiche, era salita su una di quelle attrazioni adrenaliniche fiore all’occhiello dei parchi di divertimenti… e dopo aver bestemmiato anche in aramaico antico ma con lo stile del Gremlins quando viene bagnato, era svenuta.
Era una lei.
E per fortuna quella sera si era messa i pantaloni, vista la posizione in cui si era risvegliata.
L’ idea di finire in mutande a gambe ritte in un parco divertimenti era una roba che al solo pensiero, le evocava solo prese di culo epiche.
“Oh bentornata!”
Disse una voce familiare.
“Stai meglio?!
Ci s’ha anche la foto ricordo!!!”
E tutti a ridere.
E lei, mentre sgomitando sul terreno assumeva sempre di più la posizione della tartaruga rovesciata in balia del destino…
“Ma io stavo per sapere tutto!!!
Potevate aspettare altri due minuti?!?!! Macchecazzo!!
Ma mica si fa così!”.
A quel punto, riconobbe i volti delle sue amiche.
Ridevano, anche se avevano un palpabile pallore di preoccupazione…
“Ma sapere cosa?! ” Dissero quasi in coro manco fossero le sorelle bandiera.
“Dei sentimenti” disse quasi bisbigliando e muovendo a fatica le labbra, per non essere sentita dagli estranei accorsi in aiuto.
“E avevi bisogno di svenire dalla paura per sapere qualcosa sui sentimenti?” disse ridacchiando una di loro.
A quel punto, vista la posizione assunta per via delle contingenze e ritenendo il tutto non sufficientemente dignitoso per spiegare il valore dell’ esperienza, lei, sorridendo e mantenendo un’illusoria residua eleganza disse a voce decisa e con mani ferme:
“No, volevo passare una serata diversa!
Mavaffanculovà!!!”