Il giornalismo si ritrova in Paradiso
Federico Desideri è un giovane promettente giornalista milanese, una finta partita Iva. Scrive per Comic Sans, un magazine ben scritto, un po’ fighetto a corto di pubblicità «che alterna pensosi longform politici a servizi di moda con efebiche modelle che si muovono tra architetture industriali, insomma: “un Postalmarket per gente col PhD”» almeno così afferma il direttore durante gli aperitivi al bar Basso.
Il giovane viene mandato a Roma per intervistare il regista Mario Maresca, fresco vincitore di un Oscar con il suo American latrina. Improvvisamente si trova catapultato nel mondo delle cene sulle terrazze e poi sul litorale laziale sempre accompagnato da tal Barry Volpicelli, l’uomo che si dice abbia ispirato il film di Maresca.
Barry è ex giornalista che vanta di aver lavorato a Il mondo di Pannunzio, una testata mito del giornalismo italiano. Sulla Roll Royce di Volpicelli, che si dice abbia acquistato in California e sulla quale sono saliti nientemeno che i Jefferson Airplane, Federico raggiunge il “Paradiso”.
Il Paradiso è un’oasi sul mare costruita attorno a un castello diroccato di un nobile decaduto, l’ex marito della attuale moglie di Barry. Qui, grazie allo stesso Barry, vivono diverse persone separate dai comuni mortali e dal mondo, molti sono ex di qualcosa a cominciare dallo stesso Barry, dalla moglie Mavie, grande cuoca e dedita a soddisfare il palato degli ospiti, soprattutto ex moglie del principe Gelasio Aldobrandi.
Anche Gelasio abita nell’oasi e coltiva il desiderio impossibile di un erede a cui lasciare il titolo. Ci sono anche un ex ambasciatore dedito agli acquisti nei discount, un ex ginecologo allevatore di galline speciali, la coppia Helga e Olga ex ospiti delle cene vaticane, Rita, la ex prima moglie di Barry col suo attuale tatuato compagno, la bellissima e sconclusionata figlia di Rita e Barry, Ursula che si dice ex tante cose nel mondo del cinema e, infine, alcuni filippini assunti come personale di servizio.
In questa specie di riserva protetta per persone fallite che continuano a recitare la propria parte, Federico dovrebbe restare una notte per poi raggiungere Maresca a Capalbio.
Non sarà così, le cose si complicano, il giovane giornalista non riesce a staccarsi da quel piccolo mondo dove pare non accada mai niente e invece si rischiano l’omicidio e si avrà anche un morto. Arriverà persino una nota influencer invitata da Mavie per far decollare il luogo come meta turistica, un po’ come fece Ferragni con il Giardino dei tarocchi di Capalbio, ma il Paradiso è un luogo del passato, ciascuno dei residenti guarda alle sue occasioni passate, dimenticandosi di non aver mai avuto il successo che millanta.
Nel romanzo si rivive l’atmosfera della commedia italiana un po’ il Sorpasso un po’ La grande bellezza. C è anche molto Fellini e, in fondo, il protagonista ha il suo stesso nome. Il linguaggio è grottesco, i protagonisti diventano maschere.
Secondo l’autore, Roma può solo essere descritta con questo registro e raccontata con uno sguardo quasi antropologico. Federico prende nota di tutto: osserva mondi sopravvissuti alla propria fine, esistenze fatue in cerca di un degno necrologio.
Michele Masneri è un giornalista de Il foglio e questo suo romanzo, il secondo, racconta anche la trasformazione del giornalismo e, soprattutto per i giovani, l’impossibilità di mettere in pratica il sogno (il mito di Pannunzio, le grandi interviste, l’etica, ecc.). Da milanese convinto e dedito alla professione, Federico scopre la sóla che sta dietro il tutto (una sóla è Maresca per non parlare di Barry e della sua tribù, ma una sòla si rivela anche il direttore della sua rivista) forse questo non lo fa sentire così diverso dagli ospiti del Paradiso, un’oasi sgarrupata e protetta dal mondo e sotto il segno del passato.
C’è però un fastidioso neo: le pagine in cui si racconta di Rita, la prima moglie di Barry, che, figlia di una famiglia di palazzinari con cuore a sinistra, vive il suo periodo di ribellione post collegio autodistruggendosi. Lo fa facendo sesso a destra e manca e persino su una barca in cui la sua prestazione orale viene ricordata. Quando si vuole raccontare “l’abiezione” di una donna si ricorre sempre ad “eccessive” prestazioni sessuali, le stesse che renderebbero un personaggio maschio interessante.