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La specie più stupida del pianeta

Tempo di lettura: 3 minuti

«Una specie in media vive 5 milioni di anni. Noi uomini siamo apparsi sulla terra 300 mila anni fa, con la nostra specie: Homo Sapiens.
Saremo in grado di vivere altri 4 milioni e 700 mila anni per arrivare alla media?
Al momento sembra improbabile, molto improbabile se pensi a ciò che abbiamo combinato soltanto negli ultimi pochi secoli.
Se saremo qui, come specie, fra 4 milioni e 700 mila anni, vorrà dire che averlo o non averlo questo grande cervello era uguale. Eravamo come tutte le altre specie.
Se vivremo oltre i prossimi 4 milioni e 700 mila anni, avremo dimostrato che il nostro cervello era un vantaggio evolutivo e quindi ci permette di vivere di più e meglio come specie degli altri.
Ma se faremo tanto di estinguerci fra 100 mila anni… fra un milione di anni, avremo dimostrato non di essere la migliore, ma di essere la più stupida delle specie che è mai apparsa su questo pianeta».
Parola di Stefano Mancuso, botanico e saggista che insegna arboricoltura generale ed etologia vegetale all’Università di Firenze, ascoltabile in una reel di Life Is Blu su Instagram.

Ragionamento logico e perfetto che mi è tornato alla mente in questi giorni in cui si è rappresentata plasticamente davanti ai nostri occhi, tutta la stupidità di cui è capace la nostra specie.
Mentre il Prefetto di Ravenna intimava alla popolazione di stare ben lontana dai corsi d’acqua, rimanere in casa e nei piani alti della stessa, il tutto a distanza di un anno dagli stessi identici drammatici allarmi inequivocabilmente causati dal surriscaldamento climatico; nelle stesse ore, il neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini faceva il suo debutto pubblico a Roma dichiarando che «Il Green Deal è impregnato di troppi errori, la decarbonizzazione inseguita al prezzo della deindustrializzazione è una debacle» miele per le orecchie di Giorgia Meloni in prima fila con buona parte del suo Governo che, poi, prendendo la parola ha affermato con cipiglio «La fine del motore termico fissata per il 2035» (fra 11 anni! ndr) ovvero «la strategia Ue sulle auto elettriche è un esempio di approccio autodistruttivo, così come è ideologico l’approccio che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo del Green Deal europeo». E ha promesso alla assemblea degli industriai italiani: «Mi impegnerò per cambiare l’approccio ideologico della Ue!»

Governo e Confindustria in sintonia perfetta sul concetto transizione sì, ma con gradualità!
Come se fossimo nel 1980, non in una situazione di emergenza conclamata che vede gli anni passare insieme ai record dell’anno più caldo di sempre, anno dopo anno.
Domando: è ideologico provvedere alla catastrofe imminente, o lo è negare l’evidenza in nome del consenso elettorale delle corporazioni conservatrici?

Confindustria e Governo dicono di parlare a tutela del nostro sistema industriale, eppoi questa è la nazione che ha favorito nei fatti la migrazione della più storica delle industrie automobilistiche italiane, la Fiat, divenuta nel frattempo Stellantis, uno dei più grandi gruppi automobilistici del mondo. Per quanto riguarda Confindustria, ancora peggio: Marchionne – che certo non era uno sciocco – abbandonò Confindustria il 1° gennaio 2012 con una lettera nella quale spiegava che «La Fiat è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 Paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato».
Una inadeguatezza tutta italiana, la nazione che ha ricevuto dalla Ue il maggior contributo per sostenere la propria transizione ecologica.

La premier Giorgia Meloni all’assemblea di Confindustria. Da sinistra il presidente del Senato La Russa, il presidente della Camera Fontana, la premier Meloni e il presidente di Confindustria Orsini

Il Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio per conto della Commissione europea ci informa che l’agosto 2024 è stato di 1,51°C al di sopra del livello preindustriale ed è il 13° mese in un periodo di 14 mesi per il quale la temperatura media globale dell’aria superficiale ha superato gli 1,5°C sopra i livelli preindustriali.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ci riporta che le città hanno dimostrato di essere particolarmente suscettibili all’aumento delle temperature legate al cambiamento climatico a causa di fattori come l’effetto isola di calore urbana. Gli eventi di caldo estremo nell’estate del 2022 hanno provocato più di 60.000 morti stimate in Europa.

Ma certo, tutta ideologia! Infatti La Verità, ineffabile quotidiano al servizio della nuova destra negazionista e anti-ecologica, in un articolo del 14 settembre di Alessandro Rico titola «Il globo si scaldò pure nel Paleozoico e non era (solo) per colpa della CO2» spiegando poi che è El Niño che influenza le temperature oceaniche… e la situazione sta anche migliorando.

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