Il prestigiatore matto
Cielo.
Nuvole.
Arcobaleno.
“Mamma, ma l’arcobaleno gira intorno al mondo?
Ora lo stiamo vedendo tutti tutti?!”
La mamma stava guidando.
Ore 8.10 del mattino.
In perfetto orario per trovare un “posto” di fronte alla scuola… forse.
La mattinata partiva già con un delirio di onnipotenza in canna:
“io troverò un parcheggio”.
Si schiarì la voce prima di rispondere…
Al mattino era sempre tre o quattro toni sotto al suo timbro abituale.
La voce dormiva ancora.
Poi rispose:
“No, lo vediamo solo noi qui.
Perché qui e ora, trova le condizioni giuste e necessarie per apparire.
Ma lui può andare ovunque vuole eh,
non è che sta qui tanto!
È un fenomeno itinerante, come il circo.”
E la solita vocina agitata e curiosa:
“Che peccato…
Sai che cosa buffa, vedere tutto il mondo fermo a naso in su’ a guardare l’arcobaleno…
Ma sotto terra?
Continua?”
La mamma si trovò a dover spiegare la rifrazione della luce solare attraverso un mezzo di diversa densità, ad una bimba di 8 anni.
Guidando.
E conservando ancora quel mantra delirante sul parcheggio, come un eco ritmato e perpetuo nella sua mente.
Deglutì.
E fece del suo meglio:
“Mettiamola così, all’arcobaleno servono aria e spazio.
Sottoterra, non ci può proprio andare.
È come se fosse claustrofobico, che significa aver paura degli spazi chiusi…
In realtà, l’arcobaleno è un prestigiatore matto.
La sua magia, è svelare un trucco.
Tu percepisci la luce come una cosa bianca, oppure gialla… pensa a come disegni i raggi del sole!
Ma la luce ha camuffato con un trucco, ciò che porta dentro.
E dentro, porta sette colori.
Quando la luce attraversa le piccole gocce di pioggia, l’arcobaleno ne svela la vera “anima”.
“Ho capito, è come quelle liquirizie nere fuori che poi quando le mordi, dentro sono tutte colorate!” Si sentì esclamare dalle retrovie dell’auto…
“Esatto…
Ora pensa a quanto sono buone quelle liquirizie.
Non sono roba da tutti i giorni…
Quando ne mangi una, te la gusti.
Ecco, così fa l’arcobaleno.
Arriva, fa il suo numero quando meno te lo aspetti, e strega sempre tutti.
Ti chiama.
Lo vedi.
Ti meraviglia”.
Il silenzio per un attimo, avvolse l’ abitacolo.
La meta era vicina.
Freccia.
Scuola.
C’era ancora un posto auto libero.
La soddisfazione nell’occuparlo, fece l’effetto del prozac sul volto della mamma.
Poi, l’ultima prova di resistenza prima dell’entrata a scuola si palesò nell’interrogativo finale…
Un interrogativo intriso di una prima e silente forma di protesta per la scuola.
Quasi una paraculata.
“Mamma, sarà un caso… Ma come siamo arrivati a scuola, l’arcobaleno non si vede più”.
Disse mentre stringeva gli occhi simulando concentrazione e sospetto.
“Davanti alla nostra scuola, non c’è l’arcobaleno
Vorrà dire qualcosa?”.
Sorrisetto.
Occhi buffi.
Risata chiassosa.
“Ho già trovato parcheggio, ci volevi anche l’arcobaleno sopra?!?
Troppa roba tutta insieme, fa male!
Come troppa liquirizia!”
Campanella.
Bacio.
Sorriso.