La baraca di Gamboa ed il toscano
Oggi si cammina, si parte prestino, dopo le dieci, dal santuario del guaiamù, il granchio tipico di questa parte del Brasile dove abbiamo trovato una sistemazione gradevole e certamente originale. Qui hanno creato una zona protetta per questo animale nella quale si muove libero e sicuro ed hanno adibito alcuni bungalow a residenza per i turisti che amano questo tipo di contatto: si dorme in bungalow oppure si riposa sulle amache, altro pallino brasiliano, nelle verande dei bungalow mentre dai buchi nel terreno entrano ed escono i guaiamù camminando di lato con la loro corazza bluastra, si va a far colazione in una struttura più grande al centro della riserva e lungo il sentierino tra le palme ed una vegetazione rigogliosissima, i guaiamù fanno capolino dalle loro tane a turno come se ci stessero controllando ma poi rientrano subito sotto terra. Siamo a Morro nello stato di Salvador de Bahia, e la nostra gita ha come meta la costa selvaggia di Gamboa: naturalmente si va a piedi.
Mare da favola con questa vegetazione incombente che non lascia spazio e che si butta a mare quasi disinteressandosi del fatto che l’acqua sia salata. Non ci siamo abituati, la nostra macchia si tiene abbastanza a distanza e lascia spazio alla sabbia ed ai ciottoli ma in Brasile la natura è sempre “potente”. In realtà i fiori sono pochi ed anonimi mentre ci aspettavamo una caleidoscopio di colori ma probabilmente proprio questa presenza di acqua salata non aiuta.
Il passo è spedito poiché ci hanno detto che la marea rende Gamboa irraggiungibile verso le 16,00 e noi vorremmo evitare di tornare col traghetto. Come al solito rimango un po’ indietro per fare le foto: un granchio blu che spunta da uno scoglio che sembra un blocco di lava, ma qui non c’è alcun vulcano; una pianta rigogliosa e con strane foglie arricciate che si affaccia alla battigia di acqua del mare come se fosse sulla riva di un ruscello; uno scorcio di mare calmo con due che fanno Stand Up Paddle: è la prima volta che lo vedo. Simpatico anche se loro stanno così lontano dalla costa che non riesco a capire da dove possano essere partiti.
Procediamo tranquilli senza incontrare assolutamente nessuno, né che si muova come noi né che vada nella direzione opposta; forse abbiamo scelto una meta anonima ma per ora lo spettacolo è affascinante e ci sta dando soddisfazione. Ecco il primo piccolo ostacolo, la battigia quasi si interrompe con rocce affioranti attorno a cui il mare si attorciglia diventando di colpo profondo. Che si fa? Ok, tutti in acqua con gli oggetti da tenere all’asciutto sopra alla testa e via così; missione riuscita anche se con qualche titubanza da parte delle signore ma nessun problema significativo tranne per me che devo difendere la macchina fotografica; comunque tutto bene e si ricomincia la passeggiata.
Dopo un’altra oretta di cammino si comincia ad intravedere la presenza dell’uomo: una tenda, qualche sdraio e sul retro, vicino al bosco, una delle “baraca” tipiche delle spiagge brasiliane. In Brasile generalmente non ci sono gli stabilimenti come da noi ma ci sono capanni sul retro della spiaggia dove puoi prendere da bere, talvolta qualcosa da mangiare e procurati una sdraio o un ombrellone che il gestore della “baraca” ti viene a piantare personalmente. Dai fermiamoci, beviamo qualcosa e poi ce ne andiamo finalmente a Gamboa. Il ragazzo si avvicina sorridente, capelli scuri, occhiali ed i soliti pantaloncini floreali: proviamo in inglese, noi brasiliano niente, e lui ci guarda un attimo interdetto: ”ma siete italiani”. Cuore gonfio di gioia, parla italiano. Si lui è italiano ed è nato a Chiusi a pochi chilometri dalla nostra casa di campagna, ha passato molto tempo con il parroco del nostro paese che ovviamente conosce alla perfezione ed è il figlio di una tipica situazione: il papà fa un viaggio in Brasile, conosce una ragazza brasiliana, si innamorano e lei viene in Italia a sposarlo; nasce il ragazzo che cresce in Toscana ma poi decide di tornare in Brasile dove conosce un’altra ragazza brasiliana e… eccoci qui sulla spiaggia di Gamboa a chiacchierare in italiano con una coppia di ragazzi che ha deciso di provare a gestire questa baraca per lavorare.
Il tempo scorre veloce, lui cerca di raccogliere più notizie possibili dei suoi vecchi amici toscani mentre noi proviamo ad indagare sulla vita di questi giovani che hanno fatto una scelta così importante per la loro vita. Scelta che non ripudiano ora, di certo non diventeranno ricchi, e lo sanno, ma vivono tranquilli al mare con un clima tra primavera ed estate tutto l’anno e per ora sono convinti che possa bastare.
Siamo felici anche noi per loro anche se dobbiamo scacciare i soliti retropensieri da pseudo saggi che guardano lontano. Le noci di cocco si svuotano rapidamente ma il mare non è interessato alle nostre chiacchiere e la marea sale. Ormai la via del ritorno è chiusa anche se non è molto tardi, la natura ha messo una barriera e noi dobbiamo prendere il traghetto per tornare da Gamboa. Il ragazzo ci accompagna, è felice di aver incontrato dei quasi “paesani” di Chiusi e ci saluta dal moletto con un grande sorriso, abbracciato alla sua ragazza: è un sorriso brasiliano o italiano?
Non lo so e non mi importa: è un sorriso sereno.