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Trieste 2, Aquileia, Strassoldo e la mostra fotografica di Steve McCurry

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Passati due giorni, l’ ultimo e il primo dell’ anno, in un letto di dolore, mangiando non ravioli, paté, cotechini con lenticchie e panettoni bensì un tramezzino fatto con un vecchio pane mezzo rinsecchito e un rimasuglio di prosciutto cotto, avanzato dai miei compagni di sventura; alla sera una banana.

La mattina del due, tutti ad Aquileia. Io c’ero già stato e me la ricordavo come un posto di grande fascino. Questa volta, alla bellezza del posto, nonostante la giornata uggiosa, si è aggiunta l’ammirazione per l’abilità con la quale si sono messi al riparo dall’usura dell’ uomo e del tempo i preziosi mosaici della Basilica di Santa Maria Assunta: una passerella in plexiglass consente di ammirare lo stupendo pavimento senza calcarne materialmente la superficie.

Basilica di Santa Maria Assunta – Immagine di marco2204 da Pixabay

Assolutamente da visitare il museo archeologico che contiene migliaia di reperti rinvenuti dagli scavi eseguiti intorno alla città.
Fate conto che intorno al secondo secolo d.c. Aquileia contava 100.000 abitanti ed era uno dei gangli importanti dell’impero romano.

Nel pomeriggio, dopo una spaghettata a casa di una delle novemila amiche di Lu, siamo andati a visitare un borgo medievale in provincia di Udine: Strassoldo.

Appena arrivati ci siamo guardati con negli occhi la domanda “Cosa cucco siamo venuti a fare qui?!”.
Un paese uguale a migliaia di altri paesi: la farmacia, il minimarket, il monumento ai caduti. Poi si gira l’angolo e si è in pieno medioevo: un borgo, per altro tutt’ora abitato, che fa da corona ad un castello con tanto di fossato ed un parco a dir poco stupendo.
Ciliegina sulla torta: ogni abitazione esponeva un suo presepe. Bellissimo.

Porta Cistigna – Castello di Strassoldo

Alla sera tutti al “Geco” a mangiare specialità istriane.

Il giorno dopo, il 3, noi “milanesi” eravamo liberi in branda visto che sia Lu che G. erano stati cuccati dai nefasti morbi che tanto avevano imperversato nelle nostre fila, per cui, tutti d’accordo siamo andati a vedere una mostra che ci aveva attirato dal giorno del nostro arrivo.

Steve McCurry “Sguardi sul mondo”

Solo lei valeva il viaggio.

Attraverso l’ occhio della sua macchina fotografica questo genio dell’immagine rapisce il visitatore e lo porta in giro per il mondo regalando ad ogni scatto una emozione che rasenta la sindrome di Stendhal.
A questo aggiungete che molte delle foto sono state scattate in Afghanistan, Pakistan e India dove anch’io, alla fine degli anni 60, avevo fatto, più modestamente, un mio reportage fotografico.
Per cui alle emozioni si sono aggiunti anche i ricordi. Se vi capita di essere in zona è una esperienza assolutamente da provare.

Il giorno dopo siamo ritornati a Milano.

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