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Scivolarella

Tempo di lettura: 3 minuti

Caldo, vento sulla spiaggia, una giornata di maestrale, nitida e senza afa. Se il vento non infastidisce, si sta molto bene e ci si abbronza alla grande; lo sanno tutte quelle persone che si sono posizionate appena dove finisce la battigia con i lettini. Naturalmente senza ombrelloni: i professionisti della abbronzatura rifuggono dall’ombrellone, bisogna portarsi via tutto il sole.

Arrivo anch’io e mi procuro un lettino che però va a finire un po’ indietro, non sono un professionista e quindi non mi spetta il fronte mare, ho preferito sonnecchiare un  altro po’. Appena pronto seguo il rito di quando ero bambino ed andavo in vacanza con i miei: vado a sentire com’è l’acqua! Era la frase gong di quel tira e molla della mattinata per arrivare all’ok ti puoi fare il bagno. Il rito prevedeva l’arrivo sulla battigia, l’immersione dei piedi in acqua, un periodo di osservazione generale del mare con piccolissimi spostamenti in avanti, qualche gradevole schizzo dalle onde che si allungavano sulla battigia e, quando gli schizzi arrivavano al costume e potevano essere notati, c’era il rientro trionfale verso i grandi con la frase ricorrente, seppure talvolta assolutamente falsa: oggi è veramente calda !

In realtà oggi è realmente calda, gradevolmente calda rispetto al vento fresco di fuori, le onde però sono un po’ disordinate. Queste non hanno affatto impedito ad una ventina di surf di dare inizio alla sfida per provare a salirci sopra, anzi ci sono anche tre temerari che pensano di potercela fare a pagaiare in piedi sulla tavola secondo la moda del momento, lo Stand Up Paddle. Peccato che la tecnica del SUP preveda che il tipo di onde siano basse, ben scandite, lunghe e rigorosamente distanziate fra loro ed oggi non è certo così.

I surfisti tradizionali sono anche loro un po’ in difficoltà, si agitano avanti e indietro, non riescono a percepire il risucchio dell’onda, sono spesso fuori posizione; quando il mare è così, con onde non altissime ed un pò disordinate che si formano abbastanza vicino alla riva forse è meglio abbandonare la tavola e passare al surf dei poveri o dei bambini: la scivolarella oppure come la chiamano quelli che ne sanno: bodysurfing. Questo gioco si fa a piedi, senza attrezzi di alcun tipo con l’unica prescrizione di stringere bene il costume che altrimenti può… abbandonarti d’improvviso e corri il rischio di uscire dall’acqua in tenuta adamitica.  E’ un gioco semplice e complicato allo stesso tempo, la semplicità consiste nel fatto, come detto, che non serve nulla e che lo puoi fare tranquillamente da solo; la complessità sta nel fatto che devi galleggiare a testa sotto sulla cresta dell’onda da quando essa si forma fin quando si stanca di trasportarti e si va a sgonfiare sulla battigia.

Talvolta ci si grattugia addirittura il petto e le ginocchia sulla sabbia della riva quando lei è forte e non si stanca, non vuole cedere alla tua presenza e corre fino alla fine; altre volte si è costretti a scendere dall’onda perché manca il fiato e bisogna tirare fuori la testa dalla cresta ma è sempre comunque un gioco a due quasi emozionante.

Loro si alzano e si abbassano come le note di una canzone stonata che fatichi a riconoscere, si avvicinano a te cercando di avvolgerti oppure cambiando direzione all’ultimo istante. Quando finalmente le hai puntate e ti sembra di essere pronto a montare in sella ecco che si increspano, non si ergono per generare la cresta ed all’improvviso ti lasciano con un palmo di naso. Ti senti preso in giro ma è di certo la parte più bella del confronto. Bisogna opporsi con la pazienza, con lo spostamento veloce sulle gambe per raggiungere il posto giusto al momento giusto; serve anche una sensibilità particolare in grado di interpretare la sensazione dell’acqua che ti scorre tra le gambe e che non spinge verso riva ma tira a largo. Spesso tira forte, molto forte quasi da far paura ed inizia il risucchio: quello è il momento.

Voglio riprovare, entro in acqua ed effettivamente riprovo quelle sensazioni ma dopo tanti anni sarò ancora capace, avrò perso la rapidità e la sensibilità per non parlare del fiato, sarò ancora un bodysurfer. No è come andare in bici, se hai imparato bene da piccolo, lo sai fare sempre.E quando ti fermi a riva dopo un paio di scivolarelle fatte bene, con qualche graffietto ma ancora con il costume addosso, esci soddisfatto.

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