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Caramelle al tramonto

Tempo di lettura: 3 minuti

La giornata volgeva verso l’imbrunire.
Era quel classico momento in cui, seduti da qualche parte, si finisce sempre per fare un bilancio.
Un rewind dei momenti salienti, a gustare comodi come al cinema.

E invece lui era in piedi, davanti ad un finestrone semiaperto vista città, mentre il tramonto si intuiva dalla faccia delle case di fronte che arrossivan pian piano, come le guance di chi esagera con il cibo piccante.
Si fumava una sigaretta di gusto.
Socchiudeva le palpebre, e i suoi occhi diventavano fessure taglienti quando era pensieroso o particolarmente assorto…
Ma in quel momento, sembrava attendere un segno.
Era stato a sedere troppo tempo, per lavorare, nel non vivere.

Certi pensieri, meritavano di cambiare prospettiva, alzarsi, camminare verso la luce, l’ aria.
Un metallico ed immaginario “Abbandonare la postazione” sembrava echeggiare nella stanza.
Ma senza fretta.
Ogni volta che si alzava, il ginocchio sinistro gli ricordava quanto un dolore, fosse un Post-It incancellabile di un ricordo, di una vita spensierata.
Potremmo dire, un ginocchio vittima del pallone… ma lui preferiva definirlo un trofeo dal sapore agrodolce da raccontare.

Quel dolore apriva in modo ormai abitudinario, una porta di colore verde nella sua testa, e ciò che ne usciva come uno spiffero, era sempre un “tutto previsto ma mi sono divertito”.
Era accettabile, sopportabile.
Era una caramella rubata dal barattolo di vetro dei dolci… di quelle che per prenderle, giri e giri con la mano come per estrarre il numero vincitore per la tombola.
Perché in fondo, se era dolce e sapeva di buono, era bello poterla assaporare, nonostante quella fitta di dolore.

Quella sigaretta, forse era la più goduta di tutta la giornata e nel silenzio della stanza si poteva quasi sentire il rumore del tabacco che si consumava bruciando ad ogni tiro.
I pensieri giravano a mulinello nella sua testa, ma erano ordinati, pacifici… non lo tormentavano.

Anzi.
Continuava ad aprire le porte colorate delle stanze in cui custodiva i ricordi, e se li gustava con quel giusto equilibrio tra malinconia e piacere.

Ogni caramella del barattolo aveva dolcezza da regalare… ma la domanda che lo stuzzicava davvero e di cui attendeva una risposta palesata in un qualsiasi segno, era se avesse fatto abbastanza per aggiungere a quel barattolo nuovi sapori, nuove esperienze da scartare.

La felicità doveva rinnovarsi, germogliare nuovamente in modo inaspettato con colori e sapori mai esplorati prima.
In fondo, c’era ancora energia, c’era ancora luccicanza.
Insomma, era la classica giornata che poteva terminare con una decisione azzardata ma piacevolmente adrenalinica…

Forse, si era lasciato influenzare da quelle classiche notizie ridondanti sul web di commercialisti o ingegneri che ad un certo punto della loro vita, stanchi del loro quotidiano fatto di numeri ed impegni pesantemente materici, davano un colpo di spugna a tutto e fuggivano in realtà parallele fatte di leggerezza, sole e serenità.
Senza preoccuparsi troppo, con quella classica dose di incoscienza adolescenziale che quel dolore al ginocchio gli ricordava di aver avuto.

Ed era lì, c’era ancora.
Veramente gli serviva un segno perché tutto ciò potesse accadere?
L’ ultimo tiro inondò di fumo la sua bocca e per gioco, lo respinse fuori facendo anelli perfetti nell’ atmosfera statica della stanza del suo ufficio.

Si pensò come un apache sulla cima di un arido canyon nei colori del tramonto… i suoi segnali di fumo , forse, erano un rito per comunicare con chi lo osservava dall’alto o si era perso nella polvere del mondo per trovare bellezza altrove, oltre la vita.
Ma la risposta, non doveva essere attesa.

Era già lì, bastava solo allungare la mano e indossarla come un nuovo magnifico vestito.
Soffocò il mozzicone ormai divorato comprimendolo con forza nel posacenere, buttò uno sguardo sul suo volto riflesso nel vetro della finestra e sorrise.

Era un venerdì.
Un’ altra settimana di duro lavoro si era appena conclusa in un tramonto… eppure, aveva il sapore di un’alba incredibile.

Copertina: immagine Depositphotos

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