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Gli Stramer, storia di una famiglia polacca prima dell’invasione tedesca e la shoa

Tempo di lettura: 2 minuti

Fu per Rywka che tornò dall’America. Diceva di non aver pensato ad altro che a lei per quattro anni, e così si era deciso a comprare un biglietto della nave. Non diceva di essere tornato senza un soldo e di essere stato costretto a chiederne a suo fratello maggiore. Preferiva invece ficcare nei suoi discorsi qualche parola americana, che in famiglia non capiva nessuno.

Così inizia il romanzo Gli Stramer del quarantenne scrittore polacco Mikolaj Łoziński. Siamo a Tarnow, una cittadina tra Cracovia e Leopoli, le due capitali della Galizia, nel periodo tra le due guerre mondiali. È qui che qualche anno prima Nathan Stramer ha fatto ritorno ed è sempre a Tarnow che, in un appartamento di due sole stanze, nella parte povera della via Goldhammer, vive con Rywka e i loro figli (quattro maschi e due femmine).

Al contrario di altri romanzi ambientati nel mondo yiddish del periodo, come i celebri La famiglia Karnowsky e La famiglia Moskat, gli Stramer restano in Polonia, anzi Nathan vi è, come detto, tornato da New York. Il Paese diventa, nel corso degli anni sempre più ostile, e quasi impercettibilmente l’antisemitismo segna le loro esistenze.

La Storia resta sullo sfondo di questa saga familiare che procede attraverso il punto di vista di ciascuno degli otto Stramer. Nathan, il capofamiglia nel periodo in cui questo ruolo entra in crisi, si barcamena lanciandosi in imprese improbabili. Il suo spirito sognatore lo induce, senza successo, a imitare il fratello rimasto a New York, abile imprenditore. Anzi, è proprio grazie ai dollari di Ben che la famiglia riesce a tirare avanti.  Col gruzzoletto che arriva regolarmente e con piccoli lavori che coinvolgono l’intera famiglia, i ragazzi riescono a studiare.

Anche sui figli Nathan proietta fantasie destinate a non realizzarsi. E, mentre i giovani Stramer crescono, scoprono il mondo, si innamorano, frequentano le riunioni clandestine in cui si iniziano a discutere le idee di Marx e persino il rapporto con la tradizione religiosa, anche la Polonia cambia. È l’epoca in cui si diffondono accanto alle idee della rivoluzione bolscevica quelle nazionaliste che metterannoin discussionel’identità polacca degli ebrei.

Pur nell’imminenza della tragedia della Shoa, di cui il lettore cerca i segni, ma che, come detto, resta a lungo sullo sfondo, gli Stramer catturano il lettore col loro essere una famiglia spassosa, piena di idiosincrasie, raccontata senza preconcetti, stereotipi e con una sottile ironia. È questa la forza del romanzo di Łoziński, elogiato anche dalla Nobel Olga Tokarczuk. Da un lato si inserisce in una tradizione di racconti sulla vita sulle comunità ebraiche ad opera di alcuni dei più grandi scrittori, dall’altro deve trovare una maniera innovativa di farlo. La trova concentrandosi sulla vita quotidiana degli Stramer, mostrando di volta in volta i cambiamenti che si riflettono sulla vita dei protagonisti. Hitler e la sua ascesa sono lontani, non trovano posto nel racconto, dove invece affiorano ad esempio i litigi a scuola venati di antisemitismo. La Storia, per moltissime pagine sottotraccia, a un certo punto esplode e gli Stramer dovranno, come tutti, tenerne conto.

Copertina: una foto dell’autore Mikołaj Łoziński – Fondation Jan Michalski

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