Il vento conosce il mio nome
Era da un po’ che me la menavo se comperare oppure no l’ultimo libro della Allende: il mio primo articolo, in questo blog, che risale al maggio di quest’anno, è stato su “Violeta“ che, in quel momento, era l’ ultima opera della scrittrice e mi pareva un po’ troppo presto per un nuovo capolavoro. Il problema è stato risolto dalla mia solita amica S. che, infischiandosi bellamente di queste considerazioni, l’ha comprato e poi me lo ha passato. Quando ho incominciato a leggerlo mi sono ricreduto immediatamente sui miei pregiudizi: “Il vento conosce il mio nome“ è una vera bomba; non è un caso che sia stato una hit degli ultimi mesi.
La storia si svolge su diversi piani temporali: da una parte segue la vita di Samuel Adler, ebreo, a partire dal 1938, quando, a sei anni, dopo la Notte dei cristalli, viene messo, dalla madre, su un treno che lo porterà da Vienna all’Inghilterra; dall’ altra, le vicissitudini di Anita Diaz, una bambina di sette anni che nel 2019 fugge con la madre dal Salvador cercando di raggiungere gli Stati Uniti. Due bambini che, in tempi diversi, si ritrovano soli, lontani dagli affetti familiari, in un paese straniero, a lottare per la sopravvivenza. Samuel troverà conforto nella musica, Anita lo troverà in un mondo magico di fantasia, Azabahar, dove può parlare con la sorellina morta nello stesso incidente in cui lei ha perso la vista. Alla fine le due storie confluiranno in un unico commoventissimo finale.
Magistrali la descrizione della Notte dei cristalli in cui Samuel perde il padre, e la descrizione dei campi profughi in cui vengono internate Anita e sua madre Marisol. Da comprimari, in questa intricatissima vicenda, troviamo Selena e Frank che si adopereranno per ritrovare la madre di Anita e per darle un rifugio sicuro e la zia Leticia dama di compagnia di Samuel, da vecchio, che accudirà la bambina nella casa di Berkeley.
Se non lo avete ancora letto, correte in libreria ad acquistarlo, vi darà sicuramente delle forti emozioni.
Buona lettura.
Foto: Copertina del libro con fiore di magnolia, simbolo dell’organizzazione che si occupa dei bambini immigrati e che è il filo di congiunzione tra le due storie narrate nel libro