La Girasola
Io sono una che attende l’estate come un bimbo attende il Natale.
L’inverno con le sue giornate corte, il freddo ,la pioggia… ha un effetto paralizzante su di me.
In più, son sempre stata magra, esile e il gelo mi arriva subito alle ossa, donandomi anche una postura poco bella a vedersi.
Mi rannicchio nei cappotti, chiudo le spalle… potessi, ciondolerei in giro per il mondo in posizione quasi fetale, per esser sicura di non disperdere calore corporeo e impedire al freddo di raggiungermi i visceri.
Mi vesto con infiniti strati, vado a letto praticamente più imbacuccata di quando esco, venero i calzini foderati di pelliccia come fossero la più grande invenzione mai partorita dall’ uomo dopo la ruota.
Divento goffa, poco femminile.
Entro in una sorta di letargo estetico.
Così, sono arrivata ad amare talmente tanto l’estate, da contare le estati vissute e festeggiarle con più gioia e spregiudicata consapevolezza di un compleanno.
L’estate mi restituisce una pelle nuova, mi rende più verdi gli occhi.
Mi fa stare svestita in casa e mi fa render conto dei segni che l’ età aggiunge al mio corpo… perché passo davanti agli specchi, e mi vedo.
Non sono più nascosta.
Ma va bene.
Va bene, perché mi guardo e mi vedo e, vedersi, è continuare ad esistere.
La vera festa poi, è il giallo dei girasoli.
Il loro continuo urlare amore per il sole, in coro, nei campi che improvvisamente esplodono di luce in mezzo al nulla, ai lati delle strade, come micromondi perfetti e puri, senza un tempo e senza un dubbio.
Sono incredibili.
Ci nuoterei.
Un anno fa, ho dato retta ad una vocina che fin dai tempi del liceo, mi urlava dentro rapinosa ma ammaliante.
Una voce acuta, ma mai stridula, che sembrava parlarmi come la Regina della Notte nel Flauto Magico di Mozart.
Un crescendo, con tutta l’intenzione di essere ascoltato e assecondato.
Così, senza se e senza ma, e peraltro, senza neanche avere la benché minima esperienza in merito, ho comprato una moto.
Una moto gialla, una Girasola.
Dopo averla vista per la prima volta, in attesa di una conferma di acquisto, mi ritrovai a costeggiare in auto un campo lasciato a se stesso in cui, da solo, spiccava un unico e fiero girasole.
Mi parve un segno.
E lo presi decisamente come tale.
E così, acquistato l’oggetto del desiderio, ho dovuto fare i conti con una paura immensa ma affascinante da affrontare… le ho dato un nome, ho imparato a conoscerla e corteggiarla come si fa in una storia d’amore vecchio stile… dove prima di “andare in seconda base e quagliare”, si studiano tutte le sfumature e i colori di chi vogliamo amare.
Per essere sicuri di non soffrire, di non sbagliare.
A distanza di un anno, inizio ora a non tremare quasi più quando abbiamo un appuntamento, quando ci concediamo di amarci alla luce del giorno.
Ancora oggi, giro con un foglio rosa che mi ricorda che la vita è fatta di esami e prove da superare e che la nostra relazione non è ancora così ufficiale…
Ma va bene.
Ho i miei tempi, li ho sempre avuti.
L’attesa, fa parte della mia vita come un dono dato dalla mia genetica e ho imparato a gustarla, apprezzarla senza lamentarmi mai.
La mia Girasola è bellissima e pur ricordandomi spesso, che il mio fisico è apparentemente inappropriato a gestirne tutto il pathos, mi regala momenti di estrema e serena consapevolezza.
Mi fa sorridere e dimenticare di quando a scuola, venivo continuamente derisa perché troppo magra e debole.
Mi fa sentire forte, nonostante tutto.
È come se l’estate uscisse dal suo motore, con la sua musica, con il suo calore violento e in effetti, spesso, ho avuto la sensazione di cavalcare una stufa a pellet…
La prima volta che ci sono montata, un po’ la paura, la totale inesperienza, il caldo estivo, l’ansia… credo di aver sudato tutti i margarita bevuti negli ultimi dieci anni.
Ma sentire la voce della Regina della Notte, ridere e compiacersi in un giorno d’estate,
sarà un ricordo che non mi abbandonerà mai…
…come del resto, le rate per soddisfarla.
Ma va bene così.
Va molto bene così.
Copertina: foto di Young Ho Seo da Pixabay