
L’Abbaglio e l’importanza dell’illusione
L ‘Abbaglio è il secondo film che Andò realizza con Toni Servillo e i comici Ficarra e Picone. Dopo il successo de La Stranezza su Luigi Pirandello, L’Abbaglio parla dell’impresa dei mille per parlare un po’ anche dell’attualità. Anche in quest’opera il regista ricorre a due registri: il drammatico e il comico.
Il colonello Orsini, palermitano e patriottico, viene incaricato da Garibaldi di reclutare i volontari per la spedizione.
Nel lavoro di selezione non si va troppo per il sottile e vengono assoldati i siciliani Domenico Tricò e Rosario Spitale, il primo è claudicante ed esperto di fuochi d’artificio, il secondo millanta di aver frequentato l’accademia militare, in realtà è un baro che fugge a coloro che ha imbrogliato. Entrambi approfittano della spedizione per tornare il Sicilia.
Giunti a Marsala dopo i primi scontri con i borbonici i due, separatamente l’uno dall’altro giacché non si conoscono, disertano. Domenico lo fa per raggiungere la fidanzata che ora con i risparmi può sposare (ma scoprirà che le cose sono cambiate, un abbaglio), Rosario per farsi i fatti propri. Nella fuga si ritrovano, si conoscono e sostengono nelle avventure che capitano. Sono due cialtroni che casualmente si ritroveranno arruolati nuovamente nella colonna Orsini. Eppure, nel loro vagabondare Domenico e Rosario, occupati a farsi i fatti propri, sono cambiati profondamente, tanto da stupirci con un gesto di sorprendente generosità.
In un’intervista il regista afferma che «In Italia la tradizione del cinema militare è quasi inesistente e quel poco che c’è deriva dall’impostazione data da Monicelli con La grande guerra». In questo tipo di cinema non si esaltano le gesta, non si mettono al centro l’onore e l’ardore, semmai al centro c’è la “vigliaccheria” come strumento per poi esprimere la parte positiva dei protagonisti pronti a sacrificio dopo tanta reticenza al coraggio.
È quello che accade nel L’Abbaglio e prosegue Andò:«Il nostro scarso cinema di guerra ha, nella maggior parte dei casi, preso in giro la guerra e la sua mitologia».
L’ Abbaglio usa la vicenda di pura invenzione di Rosario e Domenico per illustrare episodi della grande Storia, la parte di invenzione e comica mette il rilievo le contraddizioni della parte drammatica e storica. Ma ciò che interessa al regista, è sottolineare l’importanza degli ideali, la loro carica rivoluzionaria, in un periodo di cinismo, anche se genera abbagli. E il concetto lo fa ribadire da Orsini/Servillo quando parlando con un giovane tenente veneto afferma: «L’illusione è importante, se non avessimo le nostre illusioni noi non saremmo nulla».
Una curiosità: il film muove da un racconto di Leonardo Sciascia, Il silenzio, in cui si narra dell’ospitalità che il paese di Sambuca diede ai Mille, sebbene si sapesse che per l’accoglienza alla colonna Orsini Corleone sarebbe stato incendiato.
Nel film i due registri non sempre reggono al gioco delle parti, a un equilibrio studiato e, talvolta, si ha l’impressione che Andò tiri il freno a mano per impedire che la risata prevalga sul dramma.
Trailer ufficiale del film:
https://www.youtube.com/watch?v=_VHp9-qiPYA
