Le vite nascoste dei colori
Stavo perdendo tempo in attesa dell’imbarco sul volo per Lampedusa e la mia amica S. era intenta a guardare, allo stand di Yamamay, se vi fosse qualche nuovo costume di suo gradimento; non potendo fumare la solita stecca di sigarette, (vedi “ La ragazza col violoncello”) e, nonostante avessi portato con me una buona dose di libri, mi sono infilato nello spazio della Feltrinelli giusto per non morire di noia. Cercavo, con scarso successo, qualche libro di Vargas Llosa, di cui mi ero recentemente innamorato, quando il mio sguardo si è posato su una copertina bianca con un’immagine di donna orientale che pareva una monaca e un titolo assai curioso: “Le vite nascoste dei colori”, l’autrice con un nome tra l’italiano e il giapponese: Laura Imai Messina. Spesso ho comperato libri seguendo l’impressione che mi suscitava la copertina; alcune volte, rare, ho preso delle cantonate; spesso ci ho preso. L’ immagine, il titolo e l’ autrice erano troppo ghiotti per non acquistarli e così ho fatto. Tredici euro spesi bene.
“La vita nascosta dei colori” è, fondamentalmente, una stupenda storia sull’amore; non quello sdolcinato dei libri rosa dove la trama ha un inizio, un intoppo e un lieto fine, bensì, con una analisi profonda e direi anche dotta sulla meraviglia dell’ incontro col diverso, dove l’ altro è una galassia unica e irripetibile di appercezioni della realtà.
Il libro inizia con la descrizione dell’infanzia della protagonista femminile, Mia, che ha una particolarità: una vista tetracromatica che le consente di vedere, al quadrato il numero dei colori che può percepire una persona normodotata; la madre, che gestisce con la famiglia un atelier di kimono da sposa, mal sopporta le descrizioni che la figlia da dei colori delle cose e, soprattutto, delle persone e, non capendo che questo è un dono e non un handicap, finisce per condizionare Mia in negativo.
La bambina cresce e diventa donna ma questo suo dono le aliena le persone con cui viene in contatto poiché questi la vivono come “strana”. I suoi amori sono brevi e fugaci a causa di una mancata condivisione della realtà. Poi, finalmente, un giorno, avviene l’ incontro con Aoi, un ragazzo che gestisce, con la sorella, una impresa di pompe funebri ereditata dalla famiglia. Accade la magia: lui è affascinato dalle descrizioni delle cose e delle persone che Mio gli fa’ e lei è colpita dalla calma e serenità con cui Aoi affronta la quotidianità. Si scoprirà poi che Aoi è daltonico ma anche che il loro incontro non è stato casuale. Non vi anticipo nulla di questa seconda parte del libro per non togliervi il gusto della sorpresa.
Leggetelo, leggetelo, leggetelo, ne vale la pena.
Copertina: foto da Pixabay