
Lodi: Festival della fotografia etica
Più di 20 mostre, 150 fotografi da 40 Paesi e 5 continenti e quasi un migliaio di immagini esposte. A Lodi, nei weekend dal 27 settembre al 26 ottobre 2025, il Festival della Fotografia Etica diventa occasione di confronto collettivo.
«Le immagini raccontano questioni sociali spesso dimenticate, che qui trovano spazio e voce» dice il direttore della manifestazione Alberto Prina. «Il linguaggio visivo ha la capacità di scuotere le coscienze e generare dialogo, creando ponti tra culture diverse. Così il pubblico non è solo spettatore, ma parte attiva di una riflessione più ampia che riguarda diritti, dignità, ambiente e memoria. È in questo intreccio tra arte e impegno civile che il Festival trova la sua vera forza e il suo senso più profondo».

L’obiettivo del Festival è bene espresso dall’immagine simbolo dell’edizione 2025. «Proviene da Gaza ed è stata scelta» spiegano gli organizzatori «perché rappresenta con forza e chiarezza un dolore che non può essere ignorato. È un’immagine dura, che parla di vite spezzate, distruzione, di comunità lacerate. Guardarla significa non voltarsi dall’altra parte, ma assumersi la responsabilità di riconoscere ciò che accade, anche quando il peso della realtà è difficile da sostenere».
Numerosi gli allestimenti in luoghi diversi della città.
A Palazzo Barni sono esposte le foto vincitrici del World Report Award – Documenting Humanity (concorso internazionale che ha lo scopo di dare voce e supporto all’impegno sociale dei fotografi e si rivolge a tutti, italiani e stranieri, professionisti e non). L’edizione 2025 ha visto la partecipazione di 1002 fotografi da 80 Paesi diversi. Nella categoria Master ha vinto Federico Ríos con Paths of Desperate Hope, reportage che segue le sofferenze e le speranze di coloro che attraversano il Darién per tentare di raggiungere gli Stati Uniti; menzione speciale a Cinzia Canneri con Women’s Bodies as Battlefields, che racconta l’esodo e le violenze vissute dalle donne eritree e tigrine, inizialmente fuggite dalla dittatura eritrea e poi coinvolte nella guerra nel Tigray.

La categoria Spotlight Award ha visto vincitore Diego Fedele con In The Shadow of a Deadly Sky, resoconto di tre anni di guerra in Ucraina, tra distruzione e paralisi di un intero Paese.
Nella sezione Short Story Award premio a Loay Ayyoub che ha documentato in The Tragedy of Gaza uno dei conflitti più devastanti. Nella categoria Student premio a Md Zobayer Hossain Joati che con We Live to Fight ha raccontato un viaggio tra le comunità di arti marziali del Bangladesh, dove emergono culture, tensioni e storie nascoste; menzione a Julius Nieweler con Whispers Say: “War is Coming”, uno sguardo sulla Moldavia alla vigilia delle elezioni dell’ottobre 2024. Nella sezione Single shot premio a Afshin Ismaeli con The Price of War che dà vita a una potente immagine che lega la ferita di un padre mutilato al silenzio fragile del figlio: due generazioni unite da una sofferenza collettiva.

Per celebrare i 15 anni del concorso World Report Award – Documenting Humanity, il Festival ospita una mostra che espone una selezione delle immagini di alcuni dei vincitori degli anni scorsi. La mostra allestita nell’ex-Chiesa dell’Angelo è accompagnata da un ciclo di proiezioni con protagonisti alcuni dei reportage premiati.
La sezione Uno Sguardo sul Mondo propone due mostre: The Dark Side of Fast Fashion (Palazzo della Provincia) di Magnus Wennmann, che smaschera i falsi miti del riciclo e mostra il costo ambientale e umano della moda veloce; e Sudan Under Siege di Giles Clarke (Chiesa della Beata Vergine del Carmine), che rivela gli effetti drammatici della guerra e la lenta erosione di identità, memoria e giustizia.
Presso la ex Cavallerizza si apre lo Spazio Storia con la mostra Srebrenica. A trent’anni dal genocidio, curata insieme alla Fondazione VII: un’occasione per ricordare il piano di sterminio contro il popolo bosniaco, il fallimento della comunità internazionale e l’importanza del ruolo dei media.
Lo Spazio Outdoor, nei giardini pubblici, accoglie il lavoro del fotografo del National Geographic Ronan Donovan che dal 2014 approfondisce la relazione tra i lupi selvatici e gli esseri umani, con l’obiettivo di comprendere più a fondo questi animali e le cause del persistente conflitto uomo-lupo.

Lo Spazio No Profit, nel chiostro dell’Ospedale vecchio, è dedicato ai reportage commissionati dalle organizzazioni no profit. Quattro i progetti: Lorenzo Foddai con Le emozioni racconta il calcio per l’ASD Roma Blind Football e l’impegno a superare i limiti fisici; Bente Stachowske con Le apicoltrici di Mosolula Gardino per Nyodeema Foundation, che segue 30 giovani donne del Gambia impegnate nell’apicoltura come mezzo di sostentamento e difesa della foresta; Giammarco Sicuro con Gli artigiani delle protesi per Emergency, reportage dall’Iraq, tra le terre più contaminate da mine, dove c’è un solo centro gratuito e specializzato nella realizzazione di protesi per arti amputati che ha permesso a molti iracheni, iraniani e rifugiati siriani di ricostruire la propria vita; Karol Grygoruk per Minority Rights Group International, con un racconto sullo sradicamento dei migranti e sulle fragilità dell’Europa di fronte alla crisi umanitaria.

Palazzo Modignani ospita Le vite degli altri, quattro approfondimenti fotografici che esplorano i legami tra persone, territori e tradizioni. David J Show con Caeadda segue la vita degli allevatori nella valle di Dyfi; Khlif Skander con Where Dust and Water Dream Together porta in Tunisia, dove l’uomo lotta con desertificazione e scarsità d’acqua; Jana Margarete Schuler con Between Blood and Glitter documenta le “luchadoras” di Ciudad Juarez, donne wrestler che combattono per diritti e dignità; Adriana Zehbrauskas con Becoming a Father indaga la paternità come esperienza universale oltre culture e confini.

Anche quest’anno Lodi ospita, nello Spazio Bipielle Arte della Fondazione Banca Popolare di Lodi, l’unica tappa lombarda del World Press Photo, la famosa mostra internazionale itinerante che da quasi 70 anni racconta il mondo attraverso la fotografia documentaria. L’edizione 2025 raccoglie oltre 150 scatti provenienti dai cinque continenti, firmati da autori che collaborano con testate come The New York Times, Associated Press, TIME, France Presse e NPR. il premio è stato vinto dalla fotografa palestinese Samar Abu Elouf con uno scatto realizzato per The New York Times che ritrae Mahmoud Ajjour, un bambino gravemente ferito mentre fuggiva da un attacco israeliano a Gaza.
Per gli orari, i biglietti e tutte le informazioni www.festivaldellafotografiaetica.it
Video dichiarazione di Alberto Prina, direttore del Festival della Fotografia Etica:
https://studio.youtube.com/video/e2Dvv7DgraE/edit
Articolo pubblicato anche su https://www.allonsanfan.it/