L’uomo invisibile
In un tempo dove l’apparire è un must, dove, pur di “esserci”, si partecipa, per giorni, a trasmissioni dove si discetta se una pesca è di destra o di sinistra, dove donne e anche uomini, un tempo bellissimi, hanno visi che assomigliano al mio canotto Pirelli di quando ero un bambino, dove i like e followers determinano, come per i divi del cinema e per le pop star, la politica che poi, ahimè, determina le nostre vite, chissà come se la sarebbe giocata il nostro “ Uomo invisibile“?
Era da un po’ che avevo in mente di leggere qualcosa di non contemporaneo e di leggero e, l’altro giorno, nella solita libreria, questo libro mi ha fatto l’occhiolino: “L’ uomo invisibile“ di H.G. Wells pubblicato nel 1897. L’ autore è considerato, assieme a Jules Verne, uno dei padri della letteratura di fantascienza. Wells ha scritto capolavori come “La guerra dei mondi“, “L’ isola del dottor Moreau“, “La macchina del tempo“ e, ovviamente, “L’ uomo invisibile“; da cui sono stati tratti una miriade di film per non parlare di una riduzione radiofonica de “La guerra dei mondi“ che sconvolse, con scene di isterismo collettivo, gli ascoltatori statunitensi che presero il programma come un fatto reale.
Nel “L’ uomo invisibile“ si racconta la storia dello scienziato Griffin che, a seguito di una vita passata alla ricerca dell’invisibilità, riesce nel suo intento e, dopo un esperimento con una pezza di lana e con un gatto, decide, riuscendoci, di usare questa tecnica su sé stesso. Griffin è un misantropo, e la sua nuova condizione di invisibilità accentua questo suo modo di essere, facendogli compiere delle azioni decisamente poco etiche. Si ritrova in fuga, braccato e il suo odio per la gente lo spinge a pianificare azioni ancora più nefaste.
Come al solito non rivelerò il finale ma vi invito alla lettura del libro che oltre ad una stupenda analisi psicologica del suo protagonista ci dà una fantastica e, a tratti ironica, caratterizzazione dei personaggi secondari.
Buona lettura.
Copertina: foto Depositphotos