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Occhi azzurri e le nostre anime di notte

Tempo di lettura: 2 minuti

Occhi azzurro intenso, un caschetto biondo e un grande sorriso: questa è la prima immagine di C. che ho avuto nella reception del nostro ufficio di Conciliazione. Una giovane ragazza del sud con tanta voglia di crearsi una carriera nella Milano dalle mille opportunità. Tutti l’ hanno subito amata: era la coccola di noi “vecchi” del mestiere: attenta ad ogni consiglio, indefessa nel suo lavoro, presto era riuscita ad ottenere successo in una  carriera, quella del consulente finanziario, che aveva visto parecchi uomini fallire. Ma la cosa che la faceva essere amata da tutti era, nonostante il suo stacanovismo, la sua assoluta disponibilità e il suo sempiterno sorriso. Poi era passata ad un’altra società e ci siamo un po’ persi di vista: auguri alle feste comandate e ai compleanni, un invito al suo matrimonio nella stessa chiesa dove siamo oggi: un gruppo di vecchi compagni di lavoro, che non si rincontravano da anni, per darle l’ estremo saluto. Non si può morire d’infarto a 55 anni mentre si è in vacanza in Sardegna. Questo è quello che ci diciamo mentre ci scrutiamo un po’ più grigi e un po’ meno spensierati.

Dopo la cerimonia, salutati tutti con la solita promessa di rivederci ma in una situazione un po’ meno triste, decidiamo, F. ed io, di andarci a mangiare una pizza nel posto che era il nostro ritrovo della pausa pranzo.

Ricordi, ricordi.

Tornato a casa con un ovvio spleen, ravanando su Netflix ho trovato “Le nostre anime di notte” il film tratto dall’ omonimo romanzo di Kent Haruf di cui vi avevo, a suo tempo, parlato. Jane Fonda e Robert Redford sono due vedovi settantenni che decidono di dormire insieme raccontandosi le loro vite. La profondità del libro un po’ si perde ma la bravura dei due attori riscatta questa pecca.

Da vedere, soprattutto in una giornata di addii, di ricordi, di pizza e di spleen.

Trailer del film:
https://www.youtube.com/watch?v=v-wsJI2ihCo

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