“Oppenheimer” un film gigante con i piedi di argilla
La sala del cinema di una cittadina in provincia di Livorno è quasi piena durante la proiezione del film Oppenheimer (American Prometheus, il titolo originale). Qualche mese prima nello stesso cinema, alla stessa ora e sempre di domenica, per il film di Nanni Moretti Il sol dell’avvenire, se ne contavano sei, compreso il sottoscritto. Eppure il fisico Robert Oppenheimer rispetto a Moretti, è meno noto alla maggioranza degli spettatori. Miracolo del battage pubblicitario e dei media che hanno accompagnato l’uscita del film americano definendolo “la più grande opera della storia del cinema”.
Spero di non commettere un peccato, ma confesso che il film di Nolan non mi è piaciuto e credo che del mio parere sia stata una buona parte degli spettatori, secondo i commenti che ho ascoltato all’uscita dal cinema e di quelli che si sono allontanati già alla fine del primo tempo.
Il primo difetto che ho notato riguarda i tanti e spesso confusi flash back che spezzano l’equilibrio stilistico e rendono inesistente l’unità narrativa che ogni film dovrebbe avere. Vado avanti: lo scienziato viene presentato da giovane come un allucinato, pieno di incubi descritti da flash sensoriali e luci psichedeliche. A quei tempi LSD non esisteva ancora. L’ attore protagonista, Cillian Murphy, gli è molto somigliante nel volto ma non in altezza perché lo scienziato misurava un metro e 78, mentre Murphy nel film appare piccoletto, com’è nella realtà. Perciò in alcune scene con quel cappellone in testa appariva quasi comico. La colonna sonora un frastuono – forse colpa degli altoparlanti del cinema? – che contribuiva a coprire le parole degli interpreti.
Consiglio a chi desidera vedere il film, di munirsi prima di una biografia di Oppenheimer, di un breve trattato di fisica nucleare e di non abbandonare la sala, se annoiato, perché il secondo atto diventa più visibile del primo.
Finalmente si arriva al “progetto Manhattan”, di cui lo scienziato è il responsabile; alla preparazione della bomba atomica; alla installazione dell’ordigno su un’alta impalcatura del deserto del New Mexico, a una trentina di chilometri dalla grande base di Los Alamos. Scienziati e militari si danno da fare con i vari comandi per farla scoppiare, ancora incerti sui rischi derivanti dall’esplosione a catena. Alla fine si arriva allo scoppio, molto realistico. Quando venivano trasmessi gli ordini tra i vari addetti, ho pensato alla gag di Walter Chiari sui film d’azione dei sommergibili USA nella seconda guerra mondiale. Faceva tanto ridere che gli anziani se la ricordano anche oggi.
Andato a buon fine il primo esperimento, viene deciso di preparare altri due ordigni da sganciare sul Giappone. Oppenheimer è d’accordo spiegando ai colleghi esitanti che la missione porrebbe fine alla guerra contro il Sol Levante, risparmiando le vite di almeno un milione di persone. Dopo l’approvazione del presidente Truman gli scienziati e alcuni membri discutono su quali città giapponesi saranno sganciate le bombe e uno di quest’ultimi dice testualmente: “Non su Kobe perché in questa città andai in viaggio di nozze”. Battuta inventata?
Infine dopo Hiroshima e Nagasaki arriva il pentimento di Oppenheimer il quale “addirittura” vorrebbe mettere l’URSS, nazione ancora alleata, al corrente del progetto Manhattan per porre alla pari le due potenze e accordarsi subito contro la proliferazione delle armi atomiche. Incominciano così i guai per il padre della bomba atomica, sospettato di comunismo, che diventa vittima di una serie di inchieste governative descritte in quei brevi e tanti flash back incomprensibili che infastidiscono la narrazione. In tutto il caos viene però messa in evidenza la figura controversa dello scienziato che lotta tra la realtà e i richiami della propria coscienza. Nel 1954 gli fu tolto il “pass security” e gli venne imposto il divieto di lavorare per le Istituzioni statali.
Quel periodo storico viene affrontato male con un breve accenno al maccartismo che accusò di comunismo molti scienziati, attori, intellettuali progressisti. Per quanto riguarda Oppenheimer, la comunità scientifica internazionale gli fu sempre solidale; nel 1962 ottenne in Francia la Legion d’onore; lo stesso anno in Gran Bretagna fu eletto membro straniero della Royal Society. In America fu riabilitato dal presidente Kennedy che nel ’63 gli conferì l’“Enrico Fermi award” e dopo la morte di Kennedy, il successore Lyndon Johnson lo premiò per “i grandi contributi dati alla fisica”. Lo scienziato morì per un tumore nel 1967.
Per quanto riguarda il film – che negli USA è stato vietato ai minori di 17 anni per la “presenza di sessualità, nudità e linguaggio volgare” – solo nel mese di agosto ha incassato 477 milioni di dollari; in Italia dal 23 alla fine di agosto 7 milioni di Euro.
Copertina: Il protagonista Cillian Murphy, in un frame del film
Trailer ufficiale del film: https://www.youtube.com/watch?v=tTcE_yRnANc