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Sogni e speranze di 5 giovani madri

Tempo di lettura: 2 minuti

Sono cinque adolescenti: Perla, Julie, Naima, Arianne e Jessica le protagoniste dell’ultimo film dei fratelli Dardenne Giovani madri.

Sono adolescenti che hanno appena partorito o alla fine della gravidanza. Vivono in una Maison maternelle vicino a Liegi, nella cui struttura hanno trovato rifugio, assistenza e cura.

Ciascuna ragazza ha una storia diversa e un immaginario di come deve essere la vita di un figlio e con un figlio. Certo molto dipende dalla vita di ciascuna di loro, le loro esperienze sono diverse, comuni a ciascuna sono la solitudine e il disagio sociale.

Un frame del film

Il film dei due registi non è mai giudicante e la narrazione segue le ragazze nel loro differente tentativo di trovare la soluzione migliore (mi terrò il piccolo o la piccola, oppure sarà meglio affidarlo o affidarla a una famiglia che sarà in grado di garantire una serenità affettiva ed economica?).

I registi hanno una delicata attenzione nel raccontare i sogni e le speranze di ciascuna. Sono così vicini alle ragazze che lo spettatore sente le paure, le incertezze, la determinazione. Il film può sembrare un documentario, perché spesso non si avverte lo scarto tra  finzione e vita. Sono bravissime le giovani attrici a interpretare e restituire al pubblico il lavoro dei Dardenne.

A volte sembra che il destino di ciascuna tenda a replicare quello della propria madre, così una ragazza in prossimità del parto cerca e insegue la madre che l’ha abbandonata, vuole capire perché lo ha fatto. Un’altra, Naima, ce l’ha fatta: ha una vita che l’aspetta fuori della Maison con il suo bambino.

Poi c’è Perla che spera nel fidanzatino e vorrebbe tanto costruire con lui e il bimbo quella famiglia che non ha avuto (ricorda solo la madre alcolista che se ne infischiava di lei), ma il ragazzo sparisce, preferisce la vita di strada. Al contrario Julie è molto amata dal suo ragazzo che progetta il futuro insieme alla loro bambina, ma lei deve fare i conti con l’eroina.

La vita non è stata facile per ciascuna di loro, sono cresciute nella povertà, nella rabbia e nella solitudine. L’incontro con gli operatori della Maison ha permesso loro di apprezzare le cure, di conoscere le loro potenzialità e capire che possono scegliere. Certo diventare madri significa innanzitutto fare i conti con il proprio passato e decidere come porsi, cosa abbandonare e cosa innovare.

Per concludere, i Dardenne anche con quest’opera si mostrano estremamente attenti alle persone, capaci di mostrare la varietà dei sentimenti, a volte anche contrastanti, che albergano in ogni persona. Lo testimonia la scena in cui una delle giovani madri scrive una lettera alla figlia che darà in affido e che quest’ultima dovrà leggere solo quando avrà 18 anni (tre più della madre biologica nel momento in cui la scrive).

Il film è stato premiato nell’ultimo Festival di Cannes per la migliore sceneggiatura.

Trailer ufficiale del film:
https://www.youtube.com/watch?v=_FSLCDHAags

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