
Una gioiosa festa di separazione
Volvereis – Una storia d’amore quasi classica (Tornerete) – è un film del 43enne Jonás Trueba, figlio di Fernando, uno dei principali registi del cinema spagnolo post-franchista.
Ale e Alex da 14 anni vivono insieme, si vogliono bene, ma si rendono conto che la routine ha logorato i loro sentimenti e, prima che le cose precipitino, decidono di separarsi e salvare l’affetto e il rispetto che provano l’uno per l’altro. La separazione può comportare anche una rinascita per ciascuno di loro.
Lo comunicano agli amici insieme alla decisione di fare una festa di separazione, proprio come quella che si fa per i matrimoni, ma al contrario. È un’idea che hanno mutuato dal padre di lei, un anarco-filosofo (interpretato da Fernando Trueba) il quale sostiene, appunto, che siano da festeggiare le rotture più che i matrimoni.
La reazione degli amici è di stupore e incomprensione, pare proprio uno scherzo organizzare un party per lasciarsi. Nel frattempo i due che sono una regista e un attore, cercano una casa per chi lascerà il nido e un luogo per la loro originale festa.
Tutto accade in un clima di amore e accordo, tra l’altro i due stanno girando un film insieme. Fiction e vita si intrecciano e talvolta allo spettatore il set sembra la vita e viceversa. È un effetto voluto per sottolineare la confusione che spesso deriva da chi condivide vita e lavoro. Inoltre, il film gira su sé stesso creando ancora un po’ di ‘confusione’. Lo ha evidenziato un amico dei due ancora coniugi che, chiamato a vedere la fine del montaggio del film di Ale ne critica le ripetizioni e raccomanda maggiore linearità nello svolgimento.
Volvereis è ricco di indizi letterari e cinefili: la gita a Parigi sulla tomba di Truffaut, la lettura del saggio La ripetizione di Søren Kierkegaard («L’amore della ripetizione è in verità l’unico amore felice […] La peculiarità dell’amore ripetizione, è la beata sicurezza del momento») e, soprattutto, di Alla ricerca della felicità del filosofo americano Stanley Cavell, un saggio sulla commedia americana che assegna agli amori una seconda chance.
Un autore più volte citato è Ingmar Bergman, col suo Scene da un matrimonio. Lo ricorda anche il padre/filosofo di Ale: «Kierkegaard era un po’ come Bergman senza Liv Ullmann… Affascinato da tutte le costruzioni sistematiche, ma poi ha capito che erano inutili… Le cose davvero importanti sono le sensazioni, la fede, la sofferenza». Come dire, basta razionalizzazione dei sentimenti, confidiamo sul vissuto e le sue contraddizioni e ferite.
Filosofia e cinema sono alla base di questa originale commedia sulla fine delle relazioni amorose. Un ruolo fondamentale lo rivestono i film (girati e citati) perché, come afferma Jonás Trueba in una intervista: «Il cinema è un atteggiamento di curiosità nei confronti della vita, un desiderio di ritrarla, di catturarla, di tirarne fuori il meglio. E quando andiamo a vedere un film, continuiamo a mostrare curiosità per la vita, cerchiamo di intensificarla. Quindi, direi che il cinema ci rende migliori».
Trailer ufficiale del film:
https://www.youtube.com/watch?v=e-x4K5SEZu0
