Una lezione di vita nell’America del 1970
Fine 1970, New England alla Barton Academy. Quasi tutti gli allievi lasciano la scuola per le vacanze natalizie. Un piccolo gruppo non può tornare a casa e resta nella struttura con il professor Paul Hunman. Sono gli Holdovers, titolo del film (titolo italiano Lezioni di vita) che potrebbe significare rimasti indietro o emarginati.
Il docente è uno dei più odiati per la sua severità, insegna storia antica, e non ha alcuna comprensione per i suoi studenti che ritiene privilegiati, viziati e senza alcuna voglia di studiare. È scapolo, ha un cattivo odore a causa di una malattia ed è attaccato alla bottiglia.
Tenta, invano, di incidere sulle coscienze dei suoi studenti ricchi e di buona famiglia. A loro interessa solo essere promossi, lo pretendono (anche se uno ricco e potente lui lo ha bocciato facendo perdere donazioni consistenti alla scuola). “Non posso essere bocciato in questo corso”, si lamenta uno di loro dopo un’insufficienza.” Oh, non si sminuisca signor Kountze”, risponde il professore, “credo che lei possa farlo certamente”.
Naturalmente per Hunman, chiamato “occhio sbilenco” perché strabico, le vacanze sono l’occasione per approfondire gli studi. Di tutt’altra opinione sono gli studenti già mortificati di dover restare a scuola mentre gli amici se la spassano a casa o in luoghi di vacanza. Dopo qualche giorno, un elicottero porterà tutti gli studenti meno uno, Angus Tully, sulle piste da sci.
Nella grande struttura innevata della Barton restano in tre: lo studente, il suo odiato professore e la responsabile della mensa (Mary) che ha da poco perso il figlio diciannovenne in Vietnam.
Sono tre persone diversissime che, come avrete indovinato, troveranno un modo per convivere e passeranno giornate indimenticabili e in certi momenti sembreranno quasi una famiglia. Il professore farà cose che non avrebbe mai pensato di fare e lo stesso farà Angus.
In una gita a Boston, senza svelare troppo, Paul incontra un suo vecchio compagno di studi diventato docente di Harvard. In imbarazzo, per non aver fatto una gran carriera, si inventa un ruolo di prestigio in una università europea e Angus, complice, aggiungerà particolari per dare credibilità alla sua menzogna.
Questa è l’occasione per scoprire perché “occhio sbilenco” ce l’ha tanto con i ricchi: ai tempi di Harvard il figlio di un senatore gli aveva scippato la tesi e lo aveva fatto espellere dall’università sostenendo il contrario. Anche Angus ha segreti e sono dolorosi e del dolore di Mary si è detto. Il rapporto soprattutto tra Angus e il professore è fatto di avvicinamenti e allontanamenti, inganni e complicità e pian piano si consolida nella comprensione delle rispettive fragilità (entrambi assumono il Librium).
Il film diventa una vetrina per i tre protagonisti a loro modo perdenti, la bravura dei tre attori (Giamatti e Da’Vine Joy Randolph premiati ai Golden Globe) dà corpo a una sceneggiatura particolarmente curata.
Girato come un film degli anni Settanta, con una colonna sonora adeguata ai tempi, la pellicola sa rendere bene il clima culturale dell’epoca in cui gli holdovers, quelli rimasti indietro, cominciavano a trovare voce anche nel cinema.
Ps: nel film professore e alunno vanno al cinema a Boston e vedono Il piccolo grande uomo.
Copertina: i tre protagonisti in un frame del film
Trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=BL0AqNyvLdg