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Come Lombroso vedrebbe Trump

Tempo di lettura: 2 minuti

All’ Assemblea generale dell’ONU Donald Trump ha parlato per quasi un’ora contravvenendo al limite di 25 minuti fissato dal regolamento. Ma dalla sua bocca sono uscite solo inesattezze e stupidaggini o, usando parole da Bar Sport, minchiate e stronzate, (sinonimi della Treccani).

I contenuti di quel discorso che prevedevamo, li abbiamo letti su tutti i giornali e coincidevano con i nostri timori.

Se Cesare Lombroso, antropologo e criminologo italiano di fine ‘800 si fosse trovato di fronte a Trump, probabilmente sarebbe rimasto interdetto per un attimo, poi avrebbe estratto il suo apparecchio antropometrico con l’entusiasmo di un entomologo che scopre un insetto mai classificato.

«Vediamo… cranio prominente, mascella volitiva, capelli improbabili…» avrebbe borbottato mentre prendeva appunti. «Un esempio perfetto di degenerazione politica in forma farsesca!»

Di fronte all’eloquio di Trump, Lombroso avrebbe aggiunto: «Loquacità compulsiva, tendenza al narcisismo, eccesso di autostima: chiari segni del malvagio da palcoscenico. Non un malfattore comune, ma una mutazione spettacolarizzata».

Poi, osservando i fedeli del tycoon, avrebbe concluso ironicamente: «In fondo, non è colpa sua. È la fisiognomica della democrazia degenerata. Ogni epoca ha il capo che si merita».

E, richiudendo il suo taccuino, avrebbe aggiunto: «Peccato non poterlo mettere sotto formalina».

E se invece Lombroso avesse assistito all’intervento della Meloni all’ONU e a qualche discorso precedente quali sarebbero state le sue reazioni? Probabilmente nessuna perché si sarebbe reso conto che parlarne sarebbe stato tempo sprecato. Avrebbe pensato: «Una normale popolana dei mercati romani».

Ironia a parte, la sceneggiata di Trump a New York dimostra senza dubbi che le sorti del Mondo sono principalmente nelle sue mani. Le “sette guerre” su cui dice di aver posto fine proseguono senza sosta e la parola pace resta ancora lontana.

Per quanto riguarda la strage di Gaza, non sono i governi che agiscono, ma una gran parte dell’opinione pubblica di varie nazioni. La pacifica Flottilla si avvicina alla Striscia nonostante i fanatici che governano Israele abbiano iniziato a usare mezzi pesanti per bloccarla già in acque internazionali commettendo atti di pirateria.

È in pericolo anche l’unità interna dell’organizzazione pacifica della Flottilla: il leader tunisino della missione, Khaled Boujemaa, si è dimesso perché non voleva che le imbarcazioni degli europei ospitassero attivisti della Lgbtq+, cioè omosessuali, che a suo avviso «non hanno nulla a che vedere con la causa araba palestinese», ha commentando.

Ci mancava anche questa: il fanatismo musulmano non ha confini. Di fronte alla strage di Gaza antepone le leggi oscurantiste dell’Islam. D’altra parte l’opinione pubblica araba ha fatto ben poco in favore della popolazione della Striscia. Le vere proteste arrivano dalla società occidentale e le più concrete dai portuali di Genova, Livorno, Marsiglia, Barcellona, che respingono i mercantili provenienti o diretti verso Israele.

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