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Elezioni tedesche, la risposta del popolo

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Alle elezioni in Germania i veri vincitori sono due: la AFD (il partito neonazista) che col 20 % ottenuto, ha raddoppiato i voti; l’altro è il “partito dell’affluenza”: si è recato alle urne l’85% degli elettori, un record che non si vedeva dal 1990.

I tedeschi che sostengono la democrazia si erano mobilitati contro l’estrema destra con grandi manifestazioni a Berlino e nelle altre grandi città. In Italia avviene il contrario, preferiscono non votare.

La CDU centrista è risultata il primo partito, ma con la percentuale del 28,5% deve per forza trovare alleati. Uno di questi sarà l’SPD (socialdemocratici) che hanno subito una storica sconfitta ottenendo il 16,5%, cioè 10 punti in meno rispetto alle precedenti elezioni.

È la percentuale più bassa dal dopoguerra, addirittura molto meno di quanta ne aveva sotto l’Impero semi liberale di Guglielmo II. Difatti nel 1914, poco prima dello scoppio della guerra, il voto dei socialdemocratici fu determinante perché il Parlamento votasse la legge sul finanziamento agli armamenti. L’unico a votare contro fu il leader socialista Karl Liebknecht. I socialdemocratici erano appena usciti dalla Terza internazionale.

In omaggio alla Storia, ricordo che Liebknecht durante le Repubblica di Weimar fondò con Rosa Luxemburg il Partito comunista tedesco. Vennero assassinati subito dopo.

Tornando a oggi i maggiori consensi al partito neonazista provengono dai Länder della ex Germania Est. Non è una coincidenza: anche i Paesi dell’Unione Europea, un tempo quelli della Cortina di ferro, l’Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Slovenia, hanno governi autoritari; la Croazia e la Repubblica Ceka hanno presidenti di centro-destra.  Insomma quei popoli dopo la dittatura comunista aspirano ad un’altra, quella nazista.

Friedrich Merz, leader della CDU, diventerà quasi certamente il prossimo Cancelliere della Grosse Koalition con i socialdemocratici, ma sarà in realtà una piccola coalizione con una maggioranza di 13 seggi. Molto poco rispetto agli Anni settanta e ottanta, ai tempi di Kohl, Brandt e Schimdt, quando le coalizioni occupavano l’80%. Adesso forse si aggiungeranno i Linke della sinistra che hanno il 9%, il doppio rispetto al passato.

Il cancelliere in pectore, dopo la limitata vittoria, per prima cosa ha ringraziato coloro che si sono congratulati, con un post su X il socialmedia di Elon Musk, il quale prima delle elezioni si era intromesso nella politica tedesca offendendo il cancelliere socialdemocratico Scholz e rendendo omaggio ai neonazisti.

Sarà stato un caso per Merz usare quel social. Infatti nell’intervento alla TV ha lanciato parole molto dure in risposta alle dichiarazioni di Trump e i suoi accoliti, parlando dell’impegno della Germania verso la libertà e la sicurezza dell’Europa. «La mia assoluta priorità sarà quella di rafforzare l’Europa in modo da raggiungere gradualmente la sua indipendenza dagli Stati Uniti», ha aggiunto. Ha voluto rinnegare indirettamente i precedenti approcci con l’AFD, respinti dalla grande maggioranza dei tedeschi, molti dei quali del suo stesso partito.

Per quanto riguarda la crisi economica tedesca ha promesso la riforma del Shuldembremse, l’attuale legge che blocca il deficit del bilancio statale al di sopra dello 0,35%, iniziativa che il cancelliere Scholz aveva respinto.

La Germania vuole ritornare ad essere la “locomotiva dell’Europa” anche nella politica. Gli altri Stati dovrebbero seguirne l’esempio. Ma nel frattempo l’Italia tace: la premier Meloni non prende posizione mentre l’ha presa Giuseppe Conte con le sue dichiarazioni (simili a quelle di Salvini) in favore di Trump e dell’intesa con Putin. Insomma anche senza Grillo i 5Stelle vaneggiano a intervalli. E il popolo che fa? Continua a tacere.

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