Grazie a Giorgia, l’Italia isolata nella UE
Il Consiglio Europeo ha deciso: Ursula Von der Leyen è stata riconfermata presidente della Commissione europea, il socialista portoghese Antonio Costa designato alla Presidenza del Consiglio, Kaja Kallas, premier estone, rappresentante della politica estera. Quest’ultima aveva previsto da tempo l’invasione russa dell’Ucraina. Le nomine verranno sottoposte al Parlamento di Strasburgo a metà luglio.
La nostra premier, ignorata, non ha ottenuto niente e si è limitata ad astenersi su Ursula, votando contro gli altri due. Oltre a non essere stata capace di intavolare trattative costruttive, ha pagato anche per il suo passato antieuropeista.
Pigmalione. Al fianco di Giorgia Meloni sarebbe stato utile un maestro di comportamento che le avrebbe plasmato la personalità, affinandone i modi e spiegandole che la sua alta carica impone maggiore riflessione e freddezza nel gestire la politica e nel rivolgersi ai suoi “avversari”, non “nemici”.
Per esempio evitare frasi come “è finita la pacchia” oppure lanciare parole offensive contro giornali e reti televisive che “osano” criticarla; pronunciare a ripetizione frasi inutilmente risonanti; fare mossette infantili davanti alla TV e altro ancora. Ve li sareste immaginati un Cavour, un Giolitti, un De Gasperi, un Andreotti fare le mossette?
Il Pigmalione dovrebbe anche indicarle che in democrazia esiste una certezza inconfutabile: l’esistenza di un governo e di una opposizione.
La rabbia per il ballottaggio In occasione dei risultati del ballottaggio in Italia, che hanno segnato una brusca frenata all’avanzata della destra, la Meloni aveva manifestato tutta la sua rabbia con una sceneggiata trasmessa in una diretta in video. Aveva detto che l’opposizione “la vorrebbe appesa a testa in giù” e ha creato contro di lei “un clima da guerra civile”.
Nella sua sceneggiata si è abbandonata all’altalena tra vittimismo e aggressività dimenticando che l’Italia è nelle sue mani. La sua coalizione, con una maggioranza schiacciante in Parlamento è padrona della televisione pubblica, delle aziende pubbliche, emana senza ostacoli leggi reazionarie e anti costituzionali. Il “popolo” rimane tranquillo e l’opposizione fa il suo mestiere pacificamente e non nasconde le armi in cantina.
E allora perché ha manifestato in modo così arrogante il suo nervosismo? È stato uno sfogo? Probabilmente si era resa conto che i maggiori problemi provenivano da Bruxelles ed erano ben più gravi di quelli nati dalle elezioni amministrative. E così è avvenuto tra la notte di giovedì e venerdì con l’esclusione dell’Italia dalla governance dell’ Europa.
La vignetta di Ellekappa su Repubblica lo aveva previsto dicendo: «Quattro anni fa Meloni voleva uscire dall’Europa/Ora è l’Europa che sta uscendo da Meloni».
La premier italiana, che voleva primeggiare, soprattutto all’interno dei Consiglio europeo, rimane isolata; già la scorsa settimana nel corso del primo vertice, era stata relegata nell’angolo degli indesiderabili. I rappresentanti della maggioranza vincente – gli stessi della precedente governance, Popolari, Socialisti e Liberali – avevano pronunciato nei suoi confronti giudizi molto pesanti, come avevo già scritto, arrivando a dire che “sarebbe stata un pericolo per l’Europa, come un lupo nell’ovile”.
Lei, rientrata in Italia, si era scagliata con i suoi interventi alla Camera e al Senato contro l’Europa che la emarginava. Non aveva capito che il malridotto partito dei Conservatori europei (di estrema destra), da lei presieduto, non poteva entrare nella maggioranza.
Giovedì si è ripresentata al nuovo vertice di Bruxelles, quello definitivo, e non è stata accolta con entusiasmo. La capogruppo dei socialisti, la spagnola Iratxe Garcia, ha risposto alle sparate romane di Giorgia contro l’UE, affermando che «Le parole della Meloni materializzano la minaccia di una estrema destra che vuole distruggere dall’interno il progetto europeo» Ed ha aggiunto: «Per noi non esiste una estrema destra light».
Eppure i membri della maggioranza avevano lasciato una porta aperta alla collega italiana con un tentativo di negoziato affidato al premier greco Mitsotakis, ma questi dopo alcuni tentativi ha dovuto arrendersi: “Meloni non vuole discutere”, ha detto.
Difatti con la sua politica sconsiderata e piena di ambiguità ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. Cito ancora la sua frase “l’Italia è riuscita segnare la rotta…” , per aggiungere che quella rotta ha portato l’Italia contro gli scogli.