
Il bullismo del nostro futuro
Ce la caveremo a questo giro di giostra? L’impressione certo è delle peggiori provando un poco a guardar da vicino la famiglia più potente del mondo, quella di Donald Trump, in particolare i figli maschi dello stesso.
Donald Trump Junior ci ha deliziati della sua presenza in una zona speciale di conservazione, meglio conosciuta come Laguna medio-inferiore di Venezia, nella quale si è fatto fotografare negli abiti di cacciatore coraggioso, attorniato dalle sue numerose prede: delle anatre di diverse specie inclusa una superprotetta: una casarca (Tadorna ferugginea), specie rarissima in tutta Europa, è protetta da ben tre leggi: una nazionale, una europea e una internazionale: la Convenzione internazionale di Berna.

Donald Trump Junior in realtà stava lavorando divertendosi, in quanto responsabile della Field Ethos, una società da lui stesso fondata specializzata nell’organizzare viaggi all’estero, per un pubblico di uomini che si definiscono «reliquie: avventurieri che non si devono scusare per ciò che sono. Filosofi amanti del whisky e del falò da campo». In altre parole, una banda di cretini straricchi, esaltati dalle armi e dal machismo in tutte le sue declinazioni.
Quell’altro suo figlio, il diciottenne Barron, di cui non approfondisco le qualità per pudore indotto dalla sua giovane età, annotando però un link che lo riguarda in tutti i suoi 2 metri di altezza e le sue espressioni ormai perfettamente trumpiane che ce lo lasciano immaginare come figura importante della nostra futura povera umanità: https://www.youtube.com/watch?v=jT484uY59sQ&list=PPSV

Non esiste più la politica e neppure la geo-politica per come si intendevano fino a poco tempo fa. Infatti, ogni giorno il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump insieme al suo fido socio schizzato Elon Mask, ci raccontano come diventerà il mondo facendo corrispondere queste visioni a, immagino, loro flash mentali indotti da uno spropositato ego e anche a qualche dose di MDMA, come ammesso dallo stesso Musk. Insomma non più politica, non più geo-politica ma toponomastica narcisistica e lisergica.
Il Golfo del Messico sia ribattezzato Golfo d’America.
Il monte Denali in Alaska, che nella lingua dei nativi Athabaskani significa “grande montagna”, alta 6.190 metri ed estesa per un arco montuoso di 960 km, sia chiamato da tutti Monte McKinley in onore del 25° presidente degli Stati Uniti d’America, repubblicano, protezionista e amante dei dazi come Trump.
Lo Stretto della Manica – che separa l’Inghilterra dalla Francia – si chiamerà “The George Washington Channel”… un’idea particolarmente bizzarra data la sua posizione geografica che nulla c’entra con il primo presidente americano. Operazione che qualcuno ipotizza sottendere la rinominazione futura della capitale USA in Trump City.
E poi annessione della Groenlandia, del Canada e Gaza trasformata in un resort per miliardari con annessa deportazione dei palestinesi già residenti.

Insomma uno spettacolo di bullismo ignorante e onnipotente come mai si era visto ma che comunque nessuno sottovaluta e qualcuno, anche a casa nostra, apprezza… indovina chi?
Una naturale evoluzione di quel “America First”, declinato anche in Italia da leghisti e sovranisti fino a “Prima Roccasecca”. Quanta malattia c’è in questo pensiero? Come pensare di relazionarsi con gli altri, con il resto del mondo, affermando che, comunque, i miei diritti e i miei bisogni valgono di più di tutti gli altri?
Teniamoci forte…