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Il Papa e la sua “lezione” di giornalismo

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“Disarmiamo le parole e disarmeremo la Terra”. Sono parole di Papa Leone XIV che ha esortato lunedì scorso i giornalisti a diventare “operatori di pace”, durante un incontro nell’Aula Paolo VI gremita di oltre 5.000 professionisti dei media. Il Pontefice ha sottolineato l’importanza di una comunicazione “disarmata e disarmante”, capace di purificare il linguaggio da odio, pregiudizi e fanatismi, per promuovere una cultura della speranza e della fraternità. Ha anche ricordato il ruolo fondamentale dei giornalisti nel raccontare la verità e nel costruire ponti di dialogo.

«Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare – ha proseguito – ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce».

Riferendosi sempre ai giornalisti ha aggiunto: «Penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita; al coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza dei giornalisti imprigionati coinvolge la coscienza delle nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa». E si è appellato poi a quei governi che tengono in prigione i giornalisti “colpevoli” di compiere il proprio dovere. Sono 566 in tutto il mondo. Ai quali si aggiungono i morti, più di 200, uccisi dalle bombe e dai cecchini di Netanyahu.

Questa eccellente “lezione di giornalismo” del capo della Chiesa cattolica è unica al confronto delle altre Chiese. Per esempio il patriarca cristiano ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo Primo (Vladimir Gundjaev) grande sostenitore di Putin, ha sempre benedetto la guerra voluta dal dittatore; non ha mai pronunciato una parola in favore della libertà di stampa e delle vittime del regime. Si stima che avrebbe un patrimonio personale di quattro miliardi di dollari. Ovviamente custoditi nelle banche straniere.

Nell’Islam, gli Imam che sono le autorità delle diverse correnti religiose (sunnite, sciite, wahabite, ecc.) predicano la jihad, la guerra santa contro gli infedeli e i musulmani che chiedono libertà. Il regime iraniano ne è un esempio eclatante. 

Eppure anche questa religione ha le sue eccezioni: nel febbraio del 2019 ad Abu Dabi, Papa Francesco firmò con Ahmed el-Tayeb, Grande imam dell’Università di Al Azhar, un documento in cui si afferma che il pluralismo e le diversità delle religioni sono “una saggia manifestazione della volontà divina” in cui si condanna senza attenuanti la violenza e soprattutto quella che si fa scudo di pretesti religiosi.

Al-Azhar è la prestigiosa moschea e università del Cairo fondata nel X secolo. È considerata una delle più antiche università del mondo ancora in funzione e un’importante istituzione per lo studio teologico e giuridico islamico.

Quello che meraviglia di più nel Mondo arabo, è l’inesistenza di un’opinione pubblica che protesti per quanto accade a Gaza, mentre in Occidente le manifestazioni in favore della Striscia sono numerose. È evidente che ai musulmani i fratelli palestinesi danno fastidio.

Per quanto riguarda la religione ebraica le voci sono molteplici: ci sono rabbini progressisti, aperti al dialogo tra religioni, critici verso l’estremismo e il fanatismo religioso dell’attuale governo. Ma ce ne sono molti tra gli ortodossi estremamente fondamentalisti e integralisti.

L’attuale rabbino di Gerusalemme Ron Kronich, ha dichiarato che Netanyahu è contro la pace. Alcuni anni fa il rabbino capo di Israele, Yona Metzeger, dopo aver incontrato a Roma Papa Woytila ricordò che il capo del cattolicesimo nella storica visita alla sinagoga, «con quel gesto divenne un simbolo della condanna dell’antisemitismo e pose l’accento sul principio che ogni uomo viva la propria fede e che si debba rispettare ogni uomo per l’immagine divina che porta tra di noi». Ancora oggi afferma che il dialogo tra le grandi religioni mondiali è necessario per imparare a conoscersi e «disinnescare la paura dell’altro senza perdere la propria dignità».

Il parere di Samuel Eliyhau, membro del consiglio del rabbinato è opposto. Già anni fa dichiarava che Israele «deve uccidere 100 mila, anche un milione, di abitanti di Gaza se questo è necessario per far sì che i combattenti di Hamas smettano di lanciare razzi».

Chissà come i giornalisti italiani abbiano accolto il discorso del Papa. Chissà se quelli dei giornali di regime abbandoneranno l’odio e i pregiudizi; parte di essi e le istituzioni dovrebbero riflettere perché la posizione in quanto a libertà nel mondo dei media nel nostro Paese non è delle migliori.

Il rapporto del 2024 di “Report senza frontiere”, pone l’Italia al 49.mo posto: «La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà, di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio”, oltre alle procedure Slapp che sono una pratica comune in Italia».  

Le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) sono azioni legali strategiche e prive di fondamento destinate a intimidire e mettere a tacere i giornalisti che criticano il potere.

L’indipendenza dell’informazione nella Radio Televisione di Stato è in mano a una dirigenza strettamente legata al potere politico di destra. Cito ad esempio una dichiarazione fatta lo scorso anno da una giornalista Rai, Enrica Agostini, durante lo sciopero della categoria: «Mandiamo in onda video autoprodotti di pura propaganda e questo succede solo con la destra, non con la sinistra. Io la mattina arrivo a Montecitorio e devo discutere la linea contrattando le parole da mettere nel pezzo. Il fatto che oggi in Rai uno sparuto gruppo di persone stia provando a mandare in onda i telegiornali, dà il senso che in loro ci sia una questione politica. Noi facciamo battaglie per i diritti. Loro fanno battaglie politiche per difendere privilegi che in questo momento stanno avendo, legittimati da vertici Rai e direttori».

C’è poi un’aggravante: il sindacato e l’Ordine nazionale dei giornalisti sono evanescenti.

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