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Ilaria, tra le catene del carcere e le offese della destra italiana

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Ilaria Salis è riuscita a sue spese a smuovere le acque putride di uno stagno pieno di ipocrisie, menzogne, indifferenza, cinismo e opportunismo. Sono parole che gravitano sulle politiche dell’Italia, dell’Unione Europea e soprattutto dell’Ungheria fascista.

Per quasi un anno il suo caso è passato sotto silenzio, tutti i media italiani, anche progressisti, non è hanno mai parlato. Il nostro governo e la nostra ambasciata a Budapest che forse sapevano da tempo del suo arresto, sono intervenuti dopo che da mesi il padre di Ilaria cercava di rendere pubblica la detenzione, di tipo egiziano o iraniano, della giovane donna accusata di aver aggredito a Budapest due aderenti alla manifestazione filo nazista chiamata “il giorno dell’onore”.

Si svolge l’11 febbraio di ogni anno per ricordare i soldati ungheresi che nell’ultimo conflitto mondiale combattevano a fianco dei tedeschi. Quella data ricorda l’ultimo scontro con le truppe sovietiche che assediavano Budapest avvenuto nel 1944.

La cattura di Ilaria era stata giustificata dalla polizia di Budapest con accuse inverosimili che ponevano la vittima alla stregua di un donnone pieno di muscoli abituata a esercitare il wrestling. Invece Ilaria, portata in catene davanti ai giudici, è apparsa, come è, una persona normale.

Viene da chiedersi come abbia fatto ad aggredire quei due nazisti che peraltro non hanno sporto denuncia? È stata veramente lei la vera colpevole dell’aggressione o l’arresto e il processo appartengono ai sistemi repressivi imposti dal governo Orban per dare una lezione ai democratici italiani?

A rendere ancora più perplessi è l’Italia il cui governo sino a pochi giorni fa è rimasto in silenzio, come hanno fatto tutti i giornali e le televisioni, proprio l’opposto dell’indignazione espressa con appelli e manifestazioni, giustissime, subito dopo l’arresto al Cairo di Zaki, lo studente egiziano presso l’Università di Bologna.

Naturalmente sul caso Salis, Salvini non ha mancato di intervenire con una delle sue solite uscite, diciamo sbagliate. I giornali ne sono pieni, ma a noi basta indicare la vignetta di Ellekappa apparsa su Repubblica del 1° febbraio: nel primo fumetto il protagonista dice: «Come faccio a dire qualcosa di veramente volgare, indecente e vigliacco su Ilaria Salis?». La risposta è «Niente, sii te stesso». Con lui si è schierata tutta la Lega.

E l’Europa? tollera la presenza dell’Ungheria con Orban, peraltro è amico di Putin, che viola tutte le regole democratiche imposte dall’Unione. Questa nazione potrebbe essere espulsa? La risposta è un secco NO perché l’estromissione non è prevista dai trattati. Inoltre per evitare i suoi veti, l’UE gli fornisce più denaro di quanto ne prenda l’Italia, proporzionalmente al numero degli abitanti.

Altri Stati aderenti all’Unione sono malati di populismo: l’Italia ne è contaminata; la Polonia, sembra se ne stia liberando dopo le elezioni; seguono la Slovacchia e altre cinque. Il populismo cova il nazi fascismo, soprattutto nei Paesi dell’Est che hanno subìto i regimi comunisti. Dopo il crollo del muro di Berlino, avrebbero dovuto accogliere con entusiasmo la democrazia. Invece hanno preferito la nostalgia per la dittatura, non comunista ma nazifascista.

Copertina: un murale con l’immagine di Ilaria Salis, davanti all’ambasciata ungherese a Roma

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