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La Francia di Macron tra violenza e repressione

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La verità. È una bella parola, ma è anche il nome di un giornale italiano che venerdì titolava a tutta pagina: “La rivolta degli africani incendia di nuovo la Francia”. Si riferiva ai gravi tumulti scoppiati in tutto il Paese in seguito all’assassinio di un ragazzo di 17 anni, Nahel di origine magrebina, commesso a Nanterre, alla periferia di Parigi, da un poliziotto durante un normale controllo stradale. Quel titolo sembrava anche un avvertimento agli italiani, come dire “attenzione agli emigranti”.

Gli “africani” della “Verità” non sono altro che cittadini francesi figli e nipoti degli immigrati provenienti dalle ex colonie. Vivono nelle banlieues, le periferie delle grandi città trasformate in ghetti dove regnano la disoccupazione, l’abbandono scolastico, lo smercio di droga. Basta una scintilla per far infiammare quei quartieri e in questo caso le fiamme sono scoppiate in seguito alla morte di Nahel. È stato un omicidio assurdo documentato da una foto apparsa sui social che riprende l’agente che punta la pistola verso l’interno dell’auto guidata dal giovane. In un primo tempo un comunicato della polizia affermava che il poliziotto aveva reagito perché l’auto aveva tentato di investirlo. Ma veniva smentito dall’immagine. Adesso il killer in divisa è agli arresti.

In nome della verità, quella autentica, non sono soltanto gli africani ad incendiare la Francia: nel 2018 l’intero Paese rimase bloccato dalla rivolta dei “gilet gialli”, gli abitanti delle campagne – francesi puri – che protestarono contro gli aumenti della benzina, l’abbandono sociale da parte del governo e la scarsa autonomia politica delle località rurali.

Nel 2022 sino agli inizi di quest’anno è scoppiata la protesta generale contro la riforma delle pensioni che allungava di due anni l’età pensionabile. Anche allora la Francia è stata incendiata e forse tra gli operai in rivolta c’erano anche degli “africani”. Perciò da anni i francesi sono in fermento: rappresentano uno dei popoli europei così battaglieri da bloccare per giorni la propria nazione. Mi è capitato qualche volta di attraversare una periferia di Parigi, di Lione, di visitare la zona del porto vecchio di Marsiglia. Rispetto allo squallore e all’abbandono di Tor Bella Monaca e Primavalle a Roma, di Scampia a Napoli, appaiono ben tenuti, pieni di verde, ben collegati dai mezzi pubblici. Evidentemente non c’è mai fine al peggio.

Per quanto riguarda la tragedia di Nanterre, il caso ha voluto che in questi giorni comparisse alla TV e sugli schermi dei computer uno spot pubblicitario di una casa automobilistica francese. Si vedono due agenti che fermano un’auto nuova con alla guida un allegro giovanotto che elogia la vettura che guida e riparte di colpo, lasciando di stucco i tutori del traffico. Non so se lo spot sia stato tolto. Sono le coincidenze della vita, “les choses de la vie”, direbbero i francesi.

Foto: il poliziotto che punta la pistola contro l’autista della vettura

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