La nuova shoah ha l’impronta dell’Islam
La vendetta. È questa la terribile parola che dominerà gli animi del popolo israeliano per molto tempo dopo l’attacco di sabato 7 ottobre, avvenuto durante lo shabbat ela festa del Simchat Torah. Umanamente non si può dargli torto: più di mille civili assassinati e un centinaio presi in ostaggio – numeri che saliranno – dalle bande di Hamas padrone della striscia di Gaza, che hanno invaso per la prima volta il territorio di Israele inviolato dal 1948, anno di nascita dello Stato. La risposta del governo è subito scattata con i bombardamenti, l’assedio, di Gaza e centinaia di morti tra i palestinesi, col territorio privato di acqua, di luce e di gas. Anche Il loro antico desiderio di vendetta verso il “nemico sionista” salirà sempre di più.
I palestinesi subiscono da decenni l’esilio e quelli di Gaza sono confinati in una prigione a cielo aperto da cui non possono fuggire. È difficile sapere se oltre al nemico Israele, pensino che in casa ne abbiano un altro, i terroristi di Hamas. Questi hanno il potere assoluto, controllano tutto, dagli ospedali alle istituzioni assistenziali, dai commerci alla distribuzione dei mezzi di sussistenza. I loro “prigionieri” non si sono mai chiesti dove vadano a finire i miliardi in denaro e gli aiuti provenienti da tutto il mondo? Non hanno mai pensato che Hamas si fa scudo delle loro vite? La vecchia Autorità palestinese, fondata da Arafat e riconosciuta da Israele dopo gli accordi di Oslo, non ha più voce in capitolo, il suo presidente Abu Mazen, come se non esistesse.
La società israeliana è diversa e fa anche autocritica. Un esempio: uno dei maggiori giornali, l’Haaretz, nel suo editoriale sull’ attacco scrive che il premier Benyamin Netanyahu è il principale colpevole del disastro e che è stato proprio lui a rendere possibile l’aggressione di Hamas disorganizzando i servizi di sicurezza accusati di essere troppo vicini all’opposizione e portando l’estrema destra ultraortodossa nel suo governo che ha contribuito a peggiorare le relazioni con i palestinesi. Ha finito per fare il gioco di Hamas. Lo scrittore israeliano Roy Chen ha definito il suo governo messianico, sciovinista, delirante.
Inoltre in Israele esistono movimenti come Peace now che da anni chiedono di raggiungere una pace duratura con i palestinesi che considerano un popolo oppresso non solo da Israele ma anche dai movimenti terroristici come Hamas e gli Hezbollah, in Libano. Un popolo usato da quei Paesi musulmani, con l’Iran in testa, per ricattare l’Occidente, mantenere la propria politica aggressiva e oscurantista.
In aggiunta cito l’ambasciatrice palestinese presso la Santa Sede, intervistata martedì dal giornale radio RAI. Non ha manifestato alcun rammarico per quanto è accaduto; non ha sprecato una parola di pietà verso le vittime civili israeliane e la presa degli ostaggi.
Adesso in Israele è stato formato un governo di unità nazionale, sempre con Netanyahu, ma alla fine di questo conflitto, costui sicuramente dovrà dimettersi, proprio come accadde 50 anni fa dopo la guerra del Kippur con la premier Golda Meyr.
Oggi quell’evento che risale al 6 ottobre del 1973, viene evocato per una serie di analogie. Era uno Shabbat in cui si festeggiava il Kippur, l’espiazione del popolo, e il sistema di difesa aveva allentato la vigilanza. All’alba di quel giorno gli eserciti egiziano e siriano sfondarono le difese israeliane sulla sponda del canale di Suez e irruppero nel Sinai costringendo al ritiro le forze avversarie. La reazione israeliana scattò tre giorni dopo quando le forze corazzate appoggiate dall’aviazione, ebbero la meglio su quelle siro egiziane ricacciandole indietro e penetrando in territorio egiziano al di là del Canale. L’intervento diplomatico di USA e URSS pose fine alla guerra che avrebbe potuto subire un’escalation. Inoltre arabi e israeliani incominciarono a trattare sino ad arrivare nel ’78 al riconoscimento dello Stato ebraico da parte dell’Egitto. In seguito i rapporti diplomatici si estero alla Giordania, mentre in questi giorni si prevedeva la conclusione dell’“accordo di Abramo” con l’Arabia Saudita, il Marocco e altri Stati musulmani. Ma è un accordo economico e finanziario che lascia fuori il destino dei palestinesi.
La differenza tra le due situazioni belliche è che allora fu un conflitto tra eserciti che rispettarono le convenzioni internazionali e non un missile cadde su Israele. Oggi i terroristi di Hamas hanno compiuto una azione di guerra molto più organizzata rispetto a quelle attuate dai terroristi dell’Isis- Al Quaeda in Europa negli anni scorsi: dall’attacco alla stazione di Madrid del 2004, all’incursione del gennaio del 2015 al giornale satirico parigino Charlie Hebdo eal teatro Bataclan nel novembre successivo. E poi seguirono altre simili tragedie a Barcellona, Nizza, Belgio, Germania. Furono attacchi alla “civiltà” occidentale in nome di Allah a partire da quello alle Torri gemelle di New York del 2001.
Tutte queste azioni ricordano le incursioni barbariche dei pirati musulmani che per secoli sino alla metà del 1800 sconvolsero le coste europee uccidendo, derubando e catturando gli abitanti dei villaggi. Le torri di guardia ancora sparse lungo i lidi italiani ne sono un antico ricordo. Oggi le “torri di guardia” super elettroniche di Israele non hanno funzionato. Nessuno aveva immaginato che i confini sarebbero stati violati.
Il nemico è penetrato in ogni parte del Paese con deltaplani, gommoni, Suv, droni, coperti da una pioggia di migliaia di missili forniti dall’Iran, per spargere il terrore. Hanno ucciso centinaia di civili per le strade; hanno invaso i kibbutz di confine uccidendone gli abitanti e portando via i sopravvissuti. È stato terribile l’attacco a più di mille giovani che ascoltavano musica e ballavano durante un rave party organizzato nel deserto a poca distanza dai confini di Gaza: i morti sono stati 260 falciati dalle mitragliatrici dei terroristi piovuti dal cielo con i deltaplani. Due giorni dopo in un kibbutz sono stati trovati 40 corpi di bambini assassinati. Una crudeltà inaudita che ricorda le “SS” naziste. Viene da chiedersi se gli autori di questa nuova shoah siano realmente degli esseri umani. Loro e gli Stati degli ayatollah che li hanno appoggiati, hanno impresso sull’Islam il marchio del nazismo.
Copertina: Gaza – foto Deposithphotos