Malpensa: un teatrino delle miserie quotidiane
E così alla Malpensa, il più grande aeroporto del Nord Italia collegato con tutto il mondo, hanno affibbiato il nome di Berlusconi. È stato un provvedimento ridicolo e penso che i primi a riderne saranno i passeggeri stranieri molti dei quali conoscono da tempo le imprese del Cavaliere (anzi ex).
Vedendo quel nome sui loro documenti di viaggio e sulle scritte che li accoglieranno all’arrivo, faranno quei sorrisetti carichi di ironia, che anni fa vedemmo sui volti della cancelliera tedesca Merkel e del presidente francese Sarkozy quando durante una conferenza stampa venne fatto il nome di Berlusconi, allora presidente del Consiglio.
Gli angoli di Malpensa diventeranno un teatrino: saranno ricoperti da fugaci cultori della street art con le scritte Bunga Bunga, con i ritratti caricaturali di Berlusconi con la bandana e altro. E quei posti saranno immortalati con tanti selfie dai turisti in transito.
L’indignazione per aver imposto questo nome a una importante infrastruttura pubblica non merita un dibattito politico, ma considerazioni sull’ inopportunità, sul cattivo gusto e la ruffianeria di coloro che hanno accolto la proposta proveniente da Matteo Salvini, ministro dei Lavori Pubblici della Repubblica italiana.
Il capo della Lega ha risposto alle critiche sulla sua scelta affermando: «La sinistra sta impazzendo perché abbiamo mantenuto l’impegno di dedicare Malpensa a un grande uomo, un grande italiano, un grande imprenditore che ha dato lavoro a migliaia di persone. Ci fosse a sinistra qualcuno che vale almeno un decimo di Berlusconi!»
Ha anche raccomandato al sindaco di Milano, Beppe Sala, di occuparsi meglio della città invece di protestare per il blitz dell’intitolazione. Il primo cittadino ha protestato perché nessuno ha chiesto il parere del Comune che partecipa alla Sea, la società che gestisce l’aeroporto.
Tornando al teatrino, corre voce che alcuni piloti italiani hanno proposto di mettere sulle piazzole di sosta degli aerei dei cartelli con la scritta libriamoci in volo sulle piccole miserie quotidiane.