Siria liberata? Per ora regna il caos
Il tiranno è fuggito. Bashir al Assad ha lasciato Damasco in gran segreto, senza mostrare un po’ di coraggio e dignità; come un bandito, come un capo dei narcos assediato dai poliziotti.
Ha abbandonato nel suo palazzo tesori, un centinaio di auto comprese Ferrari e Lamborghini; non ha potuto cancellare le tracce indelebili del terrore col quale ha governato sulla Siria per 24 anni facendo torturare e assassinare migliaia di sudditi che avevano contestato il suo potere. Alla periferia della capitale è stata trovata una fossa comune con centinaia di vittime del regime.
Kaser ‘l Shaab, Palazzo del popolo, era il nome che Assad aveva preteso si chiamasse la sua residenza, un’enorme costruzione coperta dal marmo di Carrara, posta su una collina e circondata da un muro invalicabile. Il popolo, a cui era dedicato, non poteva avvicinarsi: la guardia presidenziale aveva l’ordine di sparare. Il palazzo adesso è stato invaso dalla popolazione che ha potuto impossessarsi di quanto poteva portar via.
Adesso il tiranno di una dinastia fondata dal padre Hassad e durata 54 anni, si trova in Russia accolto dall’amico Putin. Ha lasciato alle spalle una nazione distrutta, con una popolazione privata dei mezzi essenziali per sopravvivere, quasi dimezzata dagli 11 milioni di espatriati, e dai massacri compiuti dall’esercito e la polizia segreta con gli aiuti dell’amico Putin che inviava gli aerei per bombardare città e villaggi.
Adesso la Siria con un esercito autodissoltosi, conquistata almeno in parte in appena 11 giorni dagli insorti appartenenti a gruppi armati identificati con sigle nuove rispetto a quelle della Jihad islamica di una volta, tenta di sopravvivere nel caos totale.
Ne ha subito approfittato Israele che il giorno dopo la fuga del tiranno, ha invaso il Golan, zona dichiarata neutrale dall’ONU, occupando la città di El Kuneitra e lanciando i suoi bombardieri che hanno distrutto quasi tutte le istallazioni militari e i depositi di armi siriani. Non è una forma di sciacallaggio?
Gli Stati Uniti hanno approvato, anzi incoraggiato l’operazione decisa da Netanyahu, che avrebbe lo scopo “di privare i ribelli musulmani del materiale bellico abbandonato”.
E l’Europa? La UE si è limitata a cancellare all’unanimità il diritto di asilo per la popolazione siriana. Per il resto ha mantenuto il silenzio assoluto compiendo un altro passo verso il suicidio politico dell’Occidente.
Adesso Damasco è nelle mani di Al Jolani, 42 anni, ex studente di medicina, un tempo appartenente ad Al Quaeda, divenuto oggi capo del Movimento per la liberazione del Levante (Hts).
Appena entrato nella capitale ha proclamato che garantirà i diritti di tutti, a qualunque religione appartengano; ha chiesto ai profughi di rientrare nel Paese; ha promesso libere elezioni entro la prossima primavera.
Ha nominato primo ministro Muhammad al Bashir, un uomo di punta del movimento, un tecnocrate che durante la rivoluzione, da “sindaco” della provincia di Idlib assediata dai militari di Assad era riuscito a far funzionare tutti i servizi pubblici, dalla fornitura dell’acqua ai trasporti.
In un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: «Abbiamo ereditato una amministrazione elefantiaca e corrotta; le casse del Paese sono vuote, la valuta estera è scomparsa. Chiederemo la collaborazione dei dirigenti governativi».
Nel frattempo Al Jolani ha proclamato l’amnistia per tutti i militari, salvo una lista di proscrizione per i 160 aguzzini colpevoli delle torture e degli eccidi commessi nelle carceri. «Subiranno processi regolari», ha detto.
Uno di loro, è stato scoperto nello scantinato di una scuola. La gente lo chiamava “Papà gargarozzo” perché spezzava il collo delle sue vittime a mani nude. Lo hanno impiccato a un lampione. Dopo 54 anni di dinastia Assad e le migliaia di assassinii ordinati dal padre e del figlio, è stata una vendetta di popolo.
Il Medio Oriente ormai è immerso nel totale caos politico: l’appoggio totale dato dalla Turchia al movimento di Al Jolani ha sconvolto le alleanze nella regione. Iran e russi, sostenitori di Assad, il quale nella repressione conto i rivoluzionari si serviva anche di Hezbollah, sarebbero gli sconfitti.
Con il crollo del regime siriano il canale che portava da Teheran a Beirut i rifornimenti agli Hezbollah, è stato interrotto grazie al voltafaccia del presidente turco Ecevit, ex grande amico degli ayatollah.
Ma non è finita: le mire di Ecevit si sono estese contro i Kurdi – appoggiati dalle truppe americane – che vivono in una parte della Siria e che al momento sono alleati dell’Hts di Al Jolani.
Come andrà a finire? Quale sarà la politica interna del nuovo potere musulmano a Damasco? Veramente verranno mantenute le garanzie sui diritti del popolo siriano?
Su questo punto è difficile essere ottimisti: i membri del Hts e degli altri movimenti sono prima di tutto musulmani. Non dobbiamo dimenticare quello che è accaduto in Afghanistan dopo il ritiro degli USA; nemmeno la rivoluzione islamica in Iran che portò alla fuga dello Scià, allora ben vista anche dalle sinistre occidentali. Da quel lontano 1979, l’islam degli ayatollah domina col terrore su quel grande Paese.