
Sognando un mondo più laico e multilaterale
Donald Tusk, il premier polacco, pochi giorni fa ha dichiarato «Mai la guerra è stata così vicina ai nostri confini» evidenziando il clima di crescente tensione e preoccupazione che si respira oggi in tutta Europa, anche se i droni di Putin hanno sforato solo quella parte orientale della Unione dei ventisette.
Sarebbe bello poter dire che Tusk ha esagerato, ma davvero è impossibile osservando la cronaca geopolitica dell’ultima settimana iniziata con l’attacco israeliano a Doha, e finita (speriamo) con l’assassinio di Charlie Kirk alla Utah Valley University.
In Italia, il Messaggio del Presidente Mattarella al 51° Forum Ambrosetti di Cernobbio è suonato così importante e mobilitante per le migliori forze in campo; in Europa nei giorni a seguire il discorso sullo stato dell’Unione di Ursula von der Leyen a Strasburgo, è sembrato dare segni di risveglio di quella grande forza potenziale troppo spesso sopita o resa immobile dalle troppe divisioni.
Ma in Italia è ancora Matteo Salvini che ci riporta alla desolante realtà con un commento alla condanna dell’ex presidente brasiliano Bolsonaro a 27 anni e tre mesi di carcere per aver ordito un piano segreto per riprendersi il potere con la forza e uccidere il vincitore delle elezioni 2022 Luiz Inacio Lula da Silva, il tutto con modalità così simili all’assalto trumpiano di Capitol Hill. Ecco, il nostro Vicepresidente del Consiglio ha scritto così: «Solidarietà e vicinanza all’amico Jair Bolsonaro. Quando non ha più argomenti, la sinistra usa ogni mezzo per colpire gli avversari politici, a cominciare da quello giudiziario. Non ti fermeranno, forza presidente».
Salvini nel suo piccolo sembra comunque nel trend del momento. Infatti, se consideriamo chi ha in mano le sorti di questo povero pianeta, la preoccupazione che si respira finisce perché si rimane proprio senza fiato davanti a parole e immagini di maschi attempati, instabili e potenti che si dichiarano agenti in nome del rispettivo Dio che pare suggerire proprio a loro, a Trump, a Putin, a Netanyahu cosa sia il bene da proteggere e cosa il male da estirpare.
La follia. Infatti, è uno psicanalista che ci aiuta a capire cosa sta succedendo. Massimo Recalcati su La Repubblica: «Per Trump la sua fede è performativa, il suo Dio è colui che lo riconosce narcisisticamente come esso stesso divino in una sorta di delirio megalomanico a due.
Putin non invoca Dio per elevarsi spiritualmente, ma per scavare un fossato tra la “civiltà russa” e “l’Occidente decadente”. La sua, come quella di Trump, è una religione della purezza etnica e culturale, un’arma identitaria che esige la vittoria sui nemici.
In Medio Oriente la dinamica è ancora più tragica. I leader di Hamas e Netanyahu giocano la stessa partita sul corpo straziato dei loro rispettivi popoli. Da una parte un Islam delirante ridotto a una ideologia della violenza e della morte, dove il martirio terrorista viene invocato come l’unica forma di vita degna di essere vissuta contro l’oppressore. Dall’altra parte un sionismo trasformato in nazionalismo messianico che trasfigura la Terra Promessa in una fortezza da difendere mediante l’espansione cruenta e illegittima, giustificata per diritto divino».
Certo è un fatto che nel momento storico in cui le religioni come percorsi interiori e di dialogo intimo con il divino segnano un declino senza precedenti, sono proprio le religioni nel senso più oscurantista, fondamentalista e ideologico che prendono possesso della scena mondiale, spesso per bocca e azione di uomini, maschi attempati e cinici, che si distinguono per la loro inumanità. Tra questi certamente si posizionava in piena luce Charlie Kirk, ultraconservatore, suprematista, antiabortista, autore della dottrina MAGA, anti woke, promotore dell’armamento di massa, islamofobo al punto da dichiarare che «L’Islam è la spada che la sinistra usa per tagliare la gola all’America».
Il suo assassino, a sua volta parte di quel mondo violento e cieco speculare a quello della sua vittima, è forse solo portatore di una malattia mentale cresciuta nella sua solitudine e in una famiglia di accesa passione trumpiana.
Michele Serra con la sua Amaca, lucida e ironica, fotografa ad alta risoluzione la scena: «L’omicidio politico è un crimine orribile. Ma se i killer politici sono tutti uguali e spregevoli, non sono così uguali tra loro le vittime. Jo Cox, la deputata laburista inglese uccisa a pugnalate per la strada da un fascista, era in prima fila nella lotta alla discriminazione razziale. I settantasette adolescenti inermi massacrati da Breivik erano socialisti e pacifisti, e non una parola d’odio apparteneva al loro linguaggio. I due deputati dem del Minnesota assassinati in casa loro, nel giugno scorso, da un antiabortista che voleva “purificare l’America dai dem”, non volevano purificare l’America da nessuno. E, per rifarsi ai grandi delitti politici, Luther King, i due Kennedy, Olof Palme non sono stati uccisi per avere incitato all’odio, ma perché si battevano per diritti e libertà. E Rabin venne ucciso da un fanatico ortodosso perché voleva negoziare con i palestinesi».
Sergio Mattarella al 51° Forum Ambrosetti di Cernobbio:
https://www.quirinale.it/elementi/138369
Roberto Saviano su Charlie Kirk:
https://www.youtube.com/watch?v=NIlqpqdBU1Y


