Benvenuti nel paese in cui allo stesso tempo non c’è alcuna cultura culinaria (almeno questa è la mia impressione ad oggi), ma il cibo è molto buono.
Dico che non c’è cultura culinaria perché non ho ancora incontrato dei veri e propri piatti tradizionali del posto, come invece sono stato abituato a trovare in ogni città italiana. Ma questo è anche perché vivo dentro un grande complesso metropolitano. Sicuramente, almeno spero, si può trovare qualcosa di tipico spostandosi nelle cittadine più all’interno nel Massachusetts, o ancora meglio a Sud di Boston nella zona di Cape Cod dove c’è una cultura centenaria di pesca e allevamento di molluschi, anche da parte di piccoli allevatori o pescatori in quelli che erano piccoli villaggi sull’Oceano.
La mia impressione su quello che è successo qui a Boston invece è che sono giunte ondate migratorie da tutto il mondo, dal Sud e Centro America, Italia, Medio Oriente, Cina, Giappone, India, Pakistan e Corea del Sud, ma veramente da tutto il mondo, e ogni comunità si è portata dietro la sua cultura culinaria, adattandola però agli ingredienti americani, e chi più e chi meno anche al modo di mangiare americano. Qui a Boston con mia moglie, che è ecuadoriana, ho mangiato in molti posti Sud o Centro Americani che preparano piatti molto buoni, e molto vicini alle tradizioni dei paesi da cui provengono, ma a detta sua mai buoni quanto quelli che si possono mangiare in Ecuador, probabilmente per una questione di freschezza e qualità dei prodotti.
Per quanto riguarda invece i ristoranti italiani, sarò di parte, ma penso che davvero siano il tasto più dolente della cucina del posto… Devo ammettere di aver mangiato solo una volta in un ristorante italiano qui, e non abbiamo mangiato affatto male, ma il problema è che quei piatti non erano italiani, bensì delle imitazioni un po’ ruffiane, modificate nel gusto e nella presentazione per rispondere al gusto degli americani, il che un po’ fa ridere e un po’ dà fastidio. Immagino che la “colpa”, se così si può dire, sia soprattutto degli italiani che, da bravi venditori, hanno studiato il gusto degli americani, amanti dei piatti abbondanti, ricchi di grasso e dai sapori forti e contrastanti, e gli hanno soltanto dato quello che chiedevano, più di altre comunità straniere che invece mi sono sembrate più conservative della propria cucina.ù
In fin dei conti qui si mangia bene, ma bisogna essere disposti ad uscire un po’ dal seminato. Anche di parecchio. Ma si scoprirà un mondo di un’incredibile varietà e, diciamo, originalità.