Skip links

Io e l’AI: pensavo di essere una persona razionale

Tempo di lettura: 3 minuti

Mi piace definirmi una persona razionale, a cui piace molto approfondire, leggere e conoscere. Nel 2020 durante la prima ondata Covid19 ho iniziato a leggere libri sul tema dell’Artificial Intelligence (AI), con particolare interesse al risvolto etico-filosofico e le conseguenti speculazioni sui limiti o meno dell’uso dell’AI. Così è nato il mio interesse sul tema, leggendo, approfondendo e poi, a pandemia finita, partecipando a conferenze.
Posso ritenermi un’esperta di AI? Non credo, tecnicamente ho molte lacune, ma sicuramente sono molto più, e ben informata, della media delle persone con cui mi capita di parlarne. La teoria è sempre molto bella, ma il passaggio alla pratica alle volte segue “strade” non convenzionali e ci pone davanti a dei limiti. Nel caso specifico ai miei “limiti”, perchè fino a quando una cosa non la si vive nella realtà di tutti i giorni, la si può solo immaginare… e in quel caso ovviamente il lato emotivo, emozionale ed “umano” non ha spazio.

Quest’estate durante una vacanza in California, passeggiando lungo i viali di Los Angeles Santa Monica dal nulla e, senza alcun preavviso, è apparsa lei, un’auto Waymo che guidava serena nel traffico LosAngelino senza conducente. Il mio contatto con l’AI fino ad allora era stato usare ChatGPT per “giocarci” e la versione “interna” di ChatGPT della mia azienda. Quindi fino a poche settimane fa per me l’AI era relegata agli ambiti “gioco”, studio e lavoro, andando quindi io a “cercarla” quando mi serviva.

Qui invece è stata l’AI ad “entrare” nella mia vita. Qual è stata la mia prima reazione? I primi secondi sono stati di puro stupore, subito dopo ho cercato lo smartphone per fare una foto (la foto di questo articolo)… e aggiungo che a fare questo non sono stata l’unica.

L’ho guardata e fotografata, ero affascinata da tantissime cose, come la telecamera 360° sul tetto, i sensori sugli angoli, ma soprattutto dal fatto che sembrasse così normale senza esserlo… ecco al primo colpo d’occhio pareva una macchina esattamente come tutte le altre, quando invece era così profondamente diversa… in una parola ero ammirata.

Quindi tutto bello? All’inizio sì, ma il secondo pensiero che ho avuto è stato “… ma se facessi qualcosa di molto stupido e non prevedibile … come buttarmi per terra per testare la sua reazione, la macchina con l’AI come avrebbe reagito?” Sicuramente a differenza di un umano alla guida, non avrebbe iniziato ad urlarmi dietro epiteti impronunciabili, riassumibili in maniera edulcorata “che fossi pazza e che se volevo suicidarmi potevo scegliere un’altra auto sotto cui buttarmi”.

Ma la vera domanda è … perchè mi è venuto il pensiero di fare qualcosa di molto stupido? Perchè davanti a qualcosa di “intelligente” come l’AI, la reazione è stata di fare qualcosa di imprevedibile (e stupido) per metterla alla prova? Perchè bisogna anche dire che sarebbe stato un mettere alla prova assolutamente sterile, solo per comprovare che noi umani abbiamo ancora il “controllo”, che siamo in qualche modo superiori (nella mia testa ovviamente mi avrebbe investito, perchè non avrebbe potuto prevedere il mio gesto)… perchè è questo il vero tema di sottofondo, la competizione che era scattata nella mia testa, che io umano alla guida fossi sicuramente meglio dell’AI (voglio sottolinenare una vittoria di Pirro in quanto nella mia testa sarei stata investita).

La prima lezione che mi ha dato l’AI è stata realizzare quanto la mia reazione sia stata “umana”, di quanto il mio lato emotivo ed irrazionale sia stato stimolato sul tema “essere sostituibile da una macchina” e tutto questo al semplice vedere un’auto senza conducente guidata da un’AI.

Ho avuto paura? No, ma un certo disagio molto umano si. PS: questo articolo è dedicato ad Antonio, un amico scrittore e amante della scrittura, prematuramente scomparso ai primi di agosto.

Explore
Drag