
Italiane, le prime due donne laureate
Otto marzo, cogliamo questa occasione per ricordare le prime due donne laureate al mondo. Sono la veneziana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684) e la bolognese Laura Maria Caterina Bassi (1711-1778).
Le cronache del tempo raccontano pressappoco così la prima cerimonia di laurea di una donna. Erano le 9 di sabato 25 giugno 1678 quando a Padova, nella Cattedrale, le aule erano troppo piccole per contenere la folla radunata, iniziò la discussione delle tesi su Aristotele assegnate a Elena Cornaro Piscopia. La giovane incantò i presenti con la sua erudizione. Gli esaminatori, a scrutinio segreto, la proclamarono magistra e doctrix in philosophia. Ricevette, come i colleghi maschi, le insegne della laurea: il libro, l’anello, il manto di ermellino e la corona d’alloro.
Laurearsi in filosofia fu un ripiego, Elena avrebbe voluto farlo in teologia, ma per la Chiesa la teologia non era materia per donne.
Elena discendeva da una nobile famiglia veneziana che contava fra gli antenati quattro dogi e diversi porporati. Il padre era un uomo dotto e di larghe vedute. Senza questi requisiti sarebbe stato pressoché impossibile per una bambina studiare materie diverse da quelle ritenute strettamente femminili (canto, disegno, ecc.).
Accortosi delle doti non comuni della figlia, Giovanni Battista Cornaro le procurò insegnanti di fama sia per gli studi classici (greco e latino) sia per introdurla alla matematica, all’astronomia e alla geografia. Elena aveva solo sette anni. Si applicò a tutte le materie e per quanto riguarda quelle scientifiche mostrò una predilezione per l’impostazione galileiana dimostrando una libertà di pensiero.
Elena rivelò anche una passione per la musica che studiò con una maestra organista. Apprese anche le lingue moderne (spagnolo e francese) e anche l’ebraico insegnatole dal rabbino della comunità veneziana.
Ma le materie che le interessavano maggiormente erano la filosofia e la teologia. Insomma, la giovane donna aveva un bagaglio straordinario di conoscenze.
Pian piano la sua fama si diffuse, incontrò eruditi e ricevette inviti a far parte di accademie in tutta Europa.
Lo studio era la sua vita, rifiutava la mondanità, era disinteressata al matrimonio, scartando proposte da richiedenti difficilmente rifiutabili dalle sue pari, tra loro un principe tedesco. Nell’ultima parte della sua vita divenne un’oblata benedettina pur continuando a studiare e a vivere in casa. Morì di tubercolosi.
La seconda laureata al mondo fu Laura Maria Caterina Bassi, nata a Bologna. In città il nonno gestiva una spezieria preparando e vendendo medicamenti, mentre il padre esercitava la professione di dottore in legge.
L’ambiente familiare era vivace, Giuseppe Bassi incentivava la curiosità intellettuale della figlia, altri stimoli le venivano anche dall’ ambiente bolognese che, grazie all’università, offriva possibilità di studio e confronto.
Laura era considerata una bambina prodigio per l’amore verso la conoscenza, in particolare si era appassionata alla filosofia. Cominciò prestissimo a studiare lo studiabile guidata da Gaetano Tacconi, amico di famiglia e soprattutto docente di medicina all’università. Non aveva ancora venti anni quando, nell’aula di anatomia l’Archiginnasio, sostenne una disputa filosofica davanti a un pubblico di letterati, professori, religiosi.
La sua argomentazione e la sua eloquenza suscitarono l’ammirazione dei presenti, inoltre conosceva approfonditamente Cartesio e Newton quest’ultimo sconosciuto ai più. Nello stesso anno ottenne la laurea in filosofia, in seguito le venne assegnata la cattedra di Fisica presso la Facoltà di Medicina. È stata la prima donna nella storia a ottenere un insegnamento universitario.
A differenza di Elena Cornero Piscopia, nel 1738 Laura si sposò. Il marito era il medico-scienziato Giuseppe Veratti. Dalla loro unione nacquero otto figli, la maternità non indusse Laura a rinunciare alla ricerca e agli studi. Era interessata alla logica, all’algebra, alla geometria e alla fisica. Oltre alle lingue antiche, conosceva il francese, grazie al quale entrò in contatto persino con Voltaire. I suoi studi sull’elettricità le fecero incontrare Alessandro Volta.
Anche il marito, come detto, era scienziato e docente presso l’università cittadina. Insieme, nel 1749 nella loro abitazione istituirono la Scuola di fisica sperimentale, materia che Laura insegnò presso l’Istituto di Scienze della città.
Sempre in casa i coniugi avevano creato un laboratorio sperimentale che attirava molti studenti. Gli interessi scientifici di Laura spaziavano dalla fisica newtoniana, al calcolo differenziale per lo studio del moto, ai fenomeni elettrici, al magnetismo fino alla polvere da sparo. Il marito fu suo assistente presso la cattedra di fisica e ne prese il posto dopo la sua morte.
A lei sono dedicati un cratere del pianeta Venere e un asteroide.
E oggi? In Italia da almeno 10 anni la maggioranza dei laureati è donna (60% nel 2023), ma se si guarda ai vari ambiti disciplinari la distribuzione di genere è molto diversa. Si conferma la maggiore propensione delle donne a scegliere percorsi formativi umanistici rispetto a quelli scientifici in particolare alle discipline STEM (science, technology, engineering, mathematics). In queste discipline le studentesse sono la metà dei colleghi maschi anche se in genere hanno risultati migliori di questi ultimi. (Fonte Almalaurea)