La filantropia ai tempi della post-verità
Filantropia: dal greco philía (amore) e ànthrōpos (uomo); sentimenti e comportamenti finalizzati al altrui benessere.
Post-verità: notizia che viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi concreta della effettiva veridicità dei fatti raccontati.Come possono stare insieme questi due concetti nella stessa frase? Provo a rispondere facendo uso delle mie personali esperienze pluridecennali negli ambiti della comunicazione, sponsorizzazioni, filantropia.
Il tema occasionale: la vicenda natalizia (2022) di Chiara Ferragni.
Il negozio romano che porta il suo nome, in questi giorni è stato imbrattato con scritte come “truffatrice” “bandita” e via peggiorando. Nelle ultime settimane di lei è stato detto di tutto da (quasi) tutti a partire dai sorprendenti strali lanciati dalla premier Meloni in persona dal palco di Atreju. Chiara Ferragni è stata crocifissa a destra col livore che si deve alla coppia più antigovernativa; a sinistra estendendo gli insulti al suo vasto mondo di follower definiti deficienti nel migliore dei casi.
Provo a ricostruire i fatti, approssimativamente, a partire dal mio conosciuto e da quanto pubblicato su tutti i media.
La Balocco – pare con qualche sofferenza commerciale – nel 2022 incarica il team di Chiara Ferragni per realizzare una campagna capace di risollevare le vendite e la reputazione del marchio. Ecco l’idea dei creativi della Ferragni: realizzare un prodotto griffato che luccichi con i colori di Chiara, che abbia un contenuto etico e che riverberi su tutto il brand Balocco attenzioni, notorietà, sentimenti positivi. Un pandoro speciale prodotto in un totale di 362.000 pezzi che sarà venduto invece che a 3,70 euro, a 9 euro grazie all’immagine Pink e alla campagna prodotta direttamente dal team di Chiara Ferragni, coinvolta anche come protagonista. La differenza tra 3,70 e 9,0 fa 5,3. Questo numero moltiplicato per 362.000 porta un plus-valore di 1.918.600 euro. Di questi, 1.000.000 sarà la parte spettante all’impresa della Ferragni incaricata di realizzare la campagna.
Le vendite saranno precedute da una donazione di 50 mila euro all’Ospedale Regina Margherita di Torino per l’acquisto di un nuovo macchinario, effettivamente andati a buon fine: donazione e acquisto.
Per questo motivo il pandoro pink portava un’etichetta in bella vista con questa dicitura: “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’Ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing.”
Fin qui tutto chiarissimo e trasparente. Tuttavia, l’Antitrust ha multato pesantemente la popolare influencer e la stessa Balocco per una pratica commerciale che ritiene scorretta proprio nella parte di comunicazione che la stessa Ferragni ha ammesso essere sbagliata. Comunque, al momento, le azioni esplorative attivate dalle procure di Milano, Cuneo, Prato e Trento non hanno ancora delineato alcuna ipotesi di reato. Dunque vedremo come andrà a finire tutta la vicenda che comunque, nel caso, tratta di comunicazione, non di sottrazione di risorse promesse ad enti beneficiari.
Dalla conferenza stampa annuale di giovedì 4 gennaio, Giorgia Meloni è tornata sull’argomento, sollecitando nuove regole per la beneficenza… forse ha ragione, ma anche grande torto ad usare il Pandoro Gate come casus belli.
Per quanto mi riguarda, mi è capitato di raccogliere fondi per manifestazioni sportive di atleti disabili, e ricevere proposte di fatturazioni al doppio del valore effettivamente elargito a vantaggio del recupero fiscale del ‘donatore’ che a costo zero avrebbe creato un fondo nero di pari valore. E chi opera nel volontariato sa bene che la cosa non è affatto eccezionale. Mi è capitato di firmare per accettazione accordi di associazioni con enti pubblici che affidavano strutture sportive con impegni a regolarizzare contratti di lavoro che mai sarebbero stati possibili con la modestia dei contributi messi a disposizione. Così come nel mondo dell’assistenza alle persone bisognose, spesso tenuto in vita da veri eroi in movimento continuo con propri mezzi, remunerati con miseri rimborsi spese ricavati dai bilanci di associazioni di volontariato sempre sull’orlo della chiusura per mancanza di fondi certi e continuativi.
Nell’universo della filantropia l’eccellenza è rappresentata da alcune fondazioni bancarie che effettivamente costituiscono, di fatto, un vero e concreto welfare territoriale che copre i buchi clamorosi degli enti pubblici. Tuttavia, i finanziamenti ‘a progetti’ e non a ‘attività ordinarie’ non risolvono i problemi della quotidianità di volontari dal cuore grande. Inoltre, le fondazioni bancarie, si basano sostanzialmente sul principio capitalista della raccolta fondi, ovvero, costituiti i fondi economici presso i loro stessi istituti, saranno solo gli interessi positivi di questi ad essere finalizzati ai finanziamenti delle attività di volontariato.
Valerio Melandri, docente al Master del Fundraising dell’Università di Bologna e fondatore del festival del Fundraising, credo la persona più competente in Italia nei temi della filantropia, marketing sociale e raccolte fondi, ha così sintetizzato la vicenda: «Per prima cosa dico che non va messa in croce la persona se ci sono stati degli errori nella vicenda dei pandori Balocco griffati da Chiara Ferragni. La realtà è che non si trattava di beneficenza, ma di un’operazione commerciale. Il problema nasce da qui».
A Milano i militanti di “Gioventù Nazionale”, nel nome del capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale Riccardo Truppo, stanno raccogliendo le firme per far togliere l’Ambrogino d’oro consegnato a suo tempo a Chiara Ferragni per la sua azione filantropica ai tempi del Covid che il Valerio Melandri di cui sopra in un intervista all’Avvenire ricorda in questo modo: «Va detto che Ferragni, con Fedez, ha impresso una svolta significativa al mondo del fundraising, se pensiamo che ai tempi del Covid sono riusciti a raccogliere 4,5 milioni, realizzando di fatto una delle prime dieci campagne di raccolta fondi d’Europa, e la prima in Italia. Un lavoro perfetto».
E allora perché mettere al rogo la strega bionda?
Copertina: Nostra elaborazione da foto di Chiara Ferragni – suo profilo Facebook, fuoco da Depositphotos