
Una donna che ha amato la vita
A Filomena Gallo,segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni e sua avvocata, Laura Santi ha detto «Noi non ci salutiamo perché io starò sempre con te».
Al marito mentre lo invitava ad uscire dalla stanza per essere sola ad iniettarsi l’ultimo farmaco ha detto «Ciao amore, vita mia!».
Dopo, Stefano Massoli, l’amato marito, ha raccontato: «Le avevo tenuto la mano fino a un attimo prima, poi mi ha chiesto di uscire. La nostra vigilia dell’addio, il 20 luglio, l’abbiamo passata da soli, lei e io, guardando le foto dei nostri viaggi, tanti, bellissimi, avventurosi. Il Canada, il Sudafrica, le capitali, la Sardegna, la montagna, la nostra ultima vacanza, tre anni fa, ai lidi ferraresi. Abbiamo chiuso le porte al mondo per poterci salutare, immergendoci nel nostro straordinario amore. Come mi sento? Triste, ma sereno per lei, perché Laura adesso è libera».

Laura è morta a 50anni, ne aveva 25 anni quando si sono manifestati i primi sintomi della sclerosi multipla. Dopo il primo bacio con Stefano, glielo disse chiaramente condividendo quelli che sarebbero stati gli esiti della malattia degenerativa. E Stefano le chiese un altro bacio, e poi un altro ancora fino a quel saluto finale 25anni dopo.
Al resto del mondo ha scritto una lettera che in questi giorni tutti abbiamo letto.
Parole che insegnano a vivere la vita e la morte anche quando questa è una scelta, libera, dolorosa ma liberatoria.
Parole che certo pesano di più dei giudizi di quelle menti grette che vogliono stabilire per tutti cos’è il bene e cosa il male, incapaci di accettare la bellezza umana che è fatta di pensieri diversi e meravigliosi come lo sono i fiori di un prato fiorito.
Parole che dovrebbero fare arrossire gli eletti della politica che ancora una volta, in mezzo alle mille polemiche inutili, hanno mostrato nient’altro che la loro inadempienza legislativa.
Parole che accendono il cuore alle mille persone che dall’esperienza, il sorriso, la determinazione di Laura Santi ricavano le ragioni per battersi ancora per quella preziosa autodeterminazione che vale fino all’appuntamento con la morte.
Laura, nella sua lettera, tra il resto, ha scritto «Ho potuto vincere la mia battaglia solo grazie agli amici dell’associazione Luca Coscioni, seguiteli e seguite i diritti e le libertà individuali, mai così messi a dura prova come oggi. Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari».
Tuttavia nonostante gli appunti sulla Chiesa e la politica, da quei mondi ha anche ricevuto qualità. Infatti nella lettera finale saluta il vescovo Ivan riferendosi a l’attuale arcivescovo metropolita di Perugia Ivan Maffeis col quale ha condiviso molto nel suo lungo e doloroso percorso. Lo stesso dalla politica, almeno quella regionale come ha dichiarato Filomena Gallo: «Con Laura abbiamo dovuto presentare ricorsi in tribunale, esposti, e dopo 2 anni e 8 mesi ha ottenuto il riconoscimento delle condizioni previste dalla Consulta con l’attuale amministrazione umbra. Con la precedente giunta regionale praticamente avevamo un muro: nonostante la sentenza della Corte costituzionale che andrebbe solo applicata, loro trovavano i cavilli per non riconoscere i requisiti di Laura… eppure era tutto evidente, bastava leggere i referti medici, le cure e l’assistenza a cui era sottoposta. E alla fine è intervenuta di nuovo la Corte costituzionale per chiarire il requisito del trattamento del sostegno vitale, in favore di Laura e delle persone malate come lei».
La morte come strazio, come gesto di libertà e amore e anche lotta per l’autodeterminazione.
Ma per tornare alla essenza più preziosa di tutta questa vicenda, torniamo alle parole di Laura Santi, giornalista e attivista dei diritti civili, donna innamorata della vita e dell’amore…
«Me ne vado avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole.
Intendetemi: io penso che qualsiasi vita resti degna di essere vissuta anche nelle condizioni più estreme.
Ma siamo noi e solo noi a dover scegliere.
Ricordatemi come una donna che ha amato la vita».
https://www.associazionelucacoscioni.it/


