
Il cacciatore
E’ sempre coinvolgente ascoltare le storie dei cacciatori; un po’ come per i pescatori c’è il gusto dell’esagerazione o meglio della spettacolarità del racconto; comunque per tutti quelli che frequentano la natura la domenica al parco in città o una settimana d’estate in vacanza, il racconto rimane immerso in un alone di fantasia quasi da cartone animato di Disney. Proprio così erano le chiacchiere col cacciatore che vive in un piccolo borgo della Toscana, tra l’esagerato ed il tecnico, con i commenti a lato che lo spiritaccio toscano non lascia mai da parte mentre l’ascoltatore si immerge in una natura che in realtà non conosce profondamente ma che nel suo immaginario è dettagliatissima, come se ci vivesse ogni giorno.
Il lupo, si questo era il soggetto principale della chiacchierata, il lupo di cui si parla tanto e che ha ormai cominciato ad essere sempre più presente nei nostri boschi è oggi severamente protetto dalla caccia. Il nostro amico cacciatore non è certo uno dei migliori fan del lupo che, per natura, approfitta di tutto ciò che gli capita a tiro; ad esempio le galline del pollaio nel campo del cacciatore e che, per legge, lui non può “dissuadere” in alcun modo da queste incursioni predatorie.
Ecco allora affiorare un paio di ricordi, un pomeriggio tardi verso il tramonto lui ed un altro cacciatore suo amico si posizionano sulle altane per l’appostamento su due alberi a qualche centinaio di metri l’uno dall’altro. Il tempo passa, non si riesce a sparare neanche un colpo, scende il buio e sotto di lui si cominciano a sentire lievi scricchiolii, brevi respiri che nel silenzio del bosco non passano inosservati. Allora con la torcia comincia a frugare tra i cespugli sotto l’albero e subito compaiono tre lupi che guardano in alto, quello più illuminato comincia anche a fare qualche ringhiatina. I suoi ampi gesti con il fucile e la torcia non sortiscono alcun effetto, i tre lupi si muovono, cambiano posizione ma continuano a presidiare la base dell’albero come se fossero consapevoli che prima o poi il cacciatore sarebbe dovuto scendere. Non era chiaro perché fossero arrivati a fare quella sorta di appostamento ma di certo era che dopo una mezz’oretta il nostro cacciatore chiamò il suo amico sull’altra altana per farsi dare una mano e così l’arrivo dell’altro cacciatore, che sparò un colpo in aria come biglietto da visita, sgombrò la zona dai lupi e i due amici, già incavolati per non aver preso nulla, tornarono a casa con in più quella brutta sensazione provata.

La chiacchierata sul lupo però non finisce qui ed il nostro cacciatore torna indietro con la memoria a qualche settimana dopo quando, in occasione di una braccata al cinghiale, lui fu assegnato dal capocaccia ad una posta lungo uno dei trottoi abituali dei cinghiali in quella zona. Stava fermo da un po’, sentiva in lontananza le grida dei canai che conducevano le mute dei cani e dei braccheri che cercavano di spaventare i cinghiali per farli muovere verso i trottoi presidiati, quando da un cespuglio alla sua sinistra uscirono tre lupi che si muovevano in fila con un passo tranquillo verso la sua destra dove 15 metri dopo c’era un’altra posta con un altro fucile.
I tre animali continuarono lungo il sentiero con una apparente calma pur avendo di certo notato le canne dei fucili, finché passarono davanti a lui; a questo punto il secondo lupo del gruppo si fermò con il muso rivolto a terra e dietro di lui anche il terzo si fermò. Passarono alcuni secondi di silenzio e di immobilità assoluta, poi il secondo mosse lentamente il muso e lo girò verso il nostro cacciatore che sembrò riconoscere nello sguardo fisso del lupo una sorta di arrogante sfida: vediamo cosa vuoi fare ora? Non mi puoi sparare, non puoi sparare neanche in aria altrimenti perdi i cinghiali, ed io me ne vado tranquillo!
Quanto durò questo sguardo ovviamente il nostro cacciatore non lo sa come non può sapere quanto fosse realmente pieno di tutti quei significati; di certo il secondo lupo girò di nuovo il muso in avanti e lui e il terzo ripartirono trotterellando verso quello che se ne era andato avanti. Non ho voluto chiedere come fosse andata poi la braccata ai cinghiali e lui ha chiuso la chiacchierata con una frase molto indicativa per chiarire come la situazione attuale di protezione renda per lui difficile il rapporto coi lupi: “è meglio se ammazzi un cristiano in piazza piuttosto che spari a un lupo!”
Battutaccia toscana ma per la testa di un cacciatore è davvero difficile accettare che è ancora meglio non ammazzare nessuno.


