Il gommone rosso
Vista dall’alto può tranquillamente sembrare una insenatura dei paesi tropicali ed invece siamo nel Cilento; colori squillanti, acqua cristallina, ondine che ritmicamente si affacciano su una battigia che, questa sì, non è proprio caraibica candida ma un pochino più ferrosa.
Tant’è, è lo stesso un bel vedere.
Ci sono solo gli ospiti di un residence costruito una quarantina di anni fa con una tecnica assolutamente innovativa per quei tempi: spazi autonomi, ti sembra di stare nella tua villetta; vialetti che non passano mai davanti ai patii per non disturbare; il tutto immerso in un bosco declinante verso il mare in cui i servizi comuni stanno in alto per limitare il disturbo. Il residence si trova a due minuti in macchina dal paese più vicino che si affaccia sulla caletta successiva. Se vuoi te ne stai da solo, altrimenti fai vita comune, quando ti pare, con gli altri ospiti.
Naturalmente dopo i primi giorni si formano i gruppetti, si rispettano le posizioni a mare per ombrelloni e sdraio, si definiscono meglio le abitudini.
Da un lato della caletta, c’è anche l’ormeggio per i gommoni con una via di accesso riservata ma lontana dal movimento delle persone in acqua e anche lì, dopo i primi giorni, si definiscono i tipici personaggi che popolano questi posti.
Oltre ai soliti marinai della domenica che creano solo problemi agli altri, rumore, onde, strepiti e cattivo odore di motore, e per i quali è da capire se il proprio divertimento superi il bisogno di ostentazione o viceversa; ci sono poi tutte le varie sfaccettature degli amanti della libera vita a mare.
Uno in particolare attirava l’occhio di un osservatore nella caletta: un signore abbastanza avanti con gli anni, ancora agile per muoversi tra i tubolari su un vecchio modello di gommone rosso che armeggiava a lungo attorno al suo 25 cv.
Passava molto tempo a bordo del gommone ormeggiato alla boa più vicina alla riva dove arrivava a piedi tenendo alte sopra la testa un paio di borse di utensili e riparandosi dal sole con un cappellaccio moscio a tesa larga che ne aveva viste tante.
Dalla riva gli occhi di una signora mora decisamente più giovane, la figlia, lo seguivano con attenzione cercando anche di stimolare i due ragazzini che giocavano a riva, i nipoti, a fare ogni tanto un salto dal nonno per aiutarlo. Ovviamente tali richieste cadevano ineluttabilmente nel vuoto. Il vecchio intanto provava di tanto in tanto a far partire il 25 cv con esiti infruttuosi ma la sua pazienza era infinita al di là di sollevarsi il cappello e tergersi il sudore dalla testa: nonostante tutto si era in estate.
All’ennesimo “invito” della figlia, uno dei nipoti, il più grande di forse 13 anni, si avvia non proprio con prontezza a nuoto verso il gommone ed il nonno lo accoglie con un sorriso largo e piano di affetto, parlottano ed il nonno mostra al nipote i suoi tentativi. Il ragazzo dopo un po’ torna a riva e tranquillizza la madre sulla situazione.
Queste scene si ripetono per un paio di giorni con una serie infinita di fallimenti del vecchio sul gommone rosso che non riesce a far partire il motore; è facile immaginare il senso di frustrazione che lo invadeva nel non riuscire a dire ai nipoti: ”dai domattina presto ce ne andiamo presto alla cala dei gabbiani e ci facciamo una bella pescata, così mamma la sera ci cuoce il pesce”; era partito con quell’obbiettivo.
Come molti affezionati alla propria imbarcazione con cui avevano passato tante belle ore, faceva fatica ad ammettere che il suo vecchio gommone rosso che non lo aveva mai tradito, adesso aveva bisogno di un meccanico vero; no di certo, ci penso io!
Finalmente una mattina all’ennesimo tentativo il motore parte con il tipico scoppio e relativa fumata. Tutti gli sguardi della spiaggia si girano immediatamente con una buona dose di fastidio verso di lui accucciato sul tubolare rosso alla boa, eccetto tre sguardi, figlia e nipoti che finalmente vedono il viso del nonno distendersi in un sorriso di soddisfazione. Ecco allora che il nipote si tuffa e raggiunge il nonno per chiedergli se si fa un giretto di prova, il nonno si alza in piedi e butta nel gavone il cappellaccio mentre il 25 cv si stabilizza smettendo di fumare.
Finalmente si parte, il nipote molla la cima di ormeggio alla boa e con il motore al minimo, il nonno avvia il gommone all’uscita dalla caletta… evvaiii!!!
Arrivati a distanza di sicurezza il nonno aumenta i giri per mettere in planata il gommone ed avviarsi alla cala dei gabbiani ma, dopo qualche secondo, il rombo del motore si spegne di botto, il gommone rallenta ed il nonno si alza di scatto per provare a farlo ripartire. Dalla riva le espressioni dei volti di nonno e nipote ovviamente non sono visibili ma non si fatica ad immaginarle.
Ancora tentativi, ancora tirate di cordicella per far ripartire il 25 cv, ancora pompatine di miscela: nulla, solo lo sciabordio dell’acqua sui tubolari rossi. Anche la figlia da riva guarda verso quella sagoma rossa, vive anche lei la profonda delusione del padre.
Il gommone rientra alla caletta con il nonno ai remi ed il nipote in acqua che tira dalla cima di prua. Finalmente alla boa, ormeggiato.
Il nonno scende in acqua con il cappellaccio calato sugli occhi e abbandona il gommone rosso che stavolta lo aveva tradito con accanto il nipote che lo guarda senza parlare.